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Tornano i suoni rarefatti e tipicamente irlandesi di The Gloaming

La musica tipicamente irlandese, a tratti celtica dei The Gloaming torna a riempire l’etere con i suoi suoni rarefatti e al tempo stesso potenti. Arriva, infatti, a febbraio il terzo album della formazione che vede Iarla Ó Lionáird, alla voce, Caoimhín Ó Raghallaigh, (hardanger d’amore), Dennis Cahill, alla chitarra, Martin Hayes, (fiddle), Thomas Bartlett al piano.

Pubblicato dalla Real World Records, il nuovo lavoro della band irlandese è stato prodotto da Thomas Bartlett e registrato ai Reservoir Studios a New York. Come gli album che lo hanno preceduto, ‘The Gloaming 3’ sostanzialmente re-immagina la tradizione della musica irlandese attraverso il prisma della modernità, inserendo in mezzo a suoni tipicamente tradizionali, elementi post-rock, jazz, musica classica contemporanea, minimalismo e musica da camera.

In ‘Gloaming 3’ il nuovo e l’antico e i tratti di unione tra questi due estremi, vanno a braccetto, creando un suono originale e, per certi versi, innovativo. Due sono le canzoni-chiave di questo album ‘Méachan Rudai’ e ‘Amhrán na nGleann’: la prima è l’adattamento di un poema di Liam Ó Muirthile, scomparso lo scorso maggio e la seconda è un’antica canzone che Ó Lionáird ha cantato fin dall’infanzia. Tutte e due le canzoni parlano della morte: nella prima si parla di un bambino che ricorda la propria madre, mentre la seconda è una meditazione sulla sepoltura del capo. Ó Lionáird spiega che la prima è decisamente più personale, delicatamente e splendidamente personale, tanto da toccare corde molto profonde fino a divenire in questo modo un qualcosa di universale. L’altra canzone, invece, è un qualcosa di impersonale, di oggettivo e parla in maniera più particolare di quello che riguarda la comunità e il rituale. Il rituale della morte e della vita che sono strettamente connessi e inseriti in questo contesto. «Ho trovato ‘Méachan Rudai’ – spiega il cantante – maggiormente legata alla vita e alla difficoltà di lasciar andare, mentre l’altra è connessa alle meccaniche del lasciare andare».

Ó Lionáird spiega che la formazione cerca sempre di permettere alla propria musica di respirare in uno spazio sempre più trascendente e ‘mantrico’. «Credo che questo sia uno degli scopi principali della musica – spiega – riuscire a creare degli stati mentali. Nel caso specifico di The Gloaming arriva a raggiungere un’altra trasparenza e intensità e va verso uno stato di sogno. La gente vuole questo. Amano essere presi per mano e trasportati in questo mondo. Amano navigare in quello spazio rarefatto. E noi questo facciamo».

I primi due album dei The Gloaming erano molto più semplici: la band entrava in studio e registrava dei brani che avevano scritto e suonato dal vivo. Questa volta, però, c’è un qualcosa di differente: come spiega Bartlett, solo 3 delle 10 tracce sono state suonate live prima della registrazione. Quindi, invece di suonare come un quintetto, Bartlett e Ó Lionáird sono andati svariate volte insieme a New York per lavorare sulle canzoni, poi hanno riunito la band per tre giorni negli studi di Bartlett a Manhattan – che il produttore condivide con Nico Muhly e Sufjan Stevens – per tirare giù il materiale registrato sul quale poi Bartlett ha lavorato per creare una connessione.

Questo processo potrebbe far pensare che si è persa della spontaneità in tutto il lavoro, invece non è così. A spiegarlo è il produttore stesso: «Invece di avere una montagna di materiale sonoro che sapevamo avere una forma particolare e che era scolpito nella pietra, ho avuto a disposizione il materiale per scegliere delle strade precise che portassero a delle emozioni ben precise e quando l’ho sottoposto alla band, loro hanno potuto dare a tutto questo materiale proprio quell’impulso che era perfetto per farlo divenire un album capace di suscitare emozioni. Credo che vi sia un maggior grado di consapevolezza in questo lavoro».

L’introduzione scritta di questo nuovo lavoro della formazione irlandese è stata affidata a un’altra ‘gloria’ del Paese: lo scrittore Colm Tóibín, al quale si devono alcuni dei libri più interessanti della letteratura contemporanea irlandese, come ‘Storia della notte’ o ‘Norma Webster’. Tóibín, nella sua introduzione ha scritto: «Quello che per primo noti nel lavoro dei The Gloaming è l’energia che arriva dallo scontro e, quindi, la connessione tra tradizione e innovazione, tra i contorni che sono stati ereditati e, poi, ricreati in una nuova tonalità che rispecchia l’eredità che arriva dal passato. La musica è nutrita dalla diversità ed è aperta al mondo, ma, al tempo stesso strettamente radicata in Irlanda. Arriva da profondi studio e conoscenza di una forte tradizione, tanto da essere suonata e arricchita».

I The Gloaming saranno live in Italia per una sola data, a Verona (Teatro Ristori) il 2 marzo prossimo.

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