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‘Dove vola l’avvoltoio’ de La Kattiveria compie 15 anni, ‘si veste’ in vinile e regala 4 inediti

Ci sono atti rivoluzionari che si compiono quasi in sordina. Se ne accorgono in pochi. Magari, quando accadono, possono sembrare piccole cose di nicchia, quando, invece, sono destinate a fare da spartiacque o, comunque, a far sentire la propria influenza su un tempo futuro anche lungo.
E’ un po’ questa la sensazione che si ha ad ascoltare, oggi, nel 2020, ‘Dove vola l’avvoltoio’, lavoro datato 2006 de La Kattiveria: essere di fronte a un lavoro che ha compiuto una piccola rivoluzione, quella di unire un genere musicale quale il rap alla cultura ‘alta’, quella fatta di rimandi a lavori non proprio comuni e a un linguaggio non certo ‘da strada’ e di cui, in questi 15 anni si era un po’ persa traccia.

Di fronte a un album complesso come ‘Dove vola l’avvoltoio’, quindi, ci sono necessariamente vari piani di lettura. Proviamo a esplorarli.

Innanzi tutto, bisogna dare atto alla Kattiveria – che poi sono Murubutu, Dj Caster, Il Tenente, U.G.O. e Muracaman – che ‘tecnicamente’ è un album perfetto. Venisse pubblicato oggi diremmo che è un album ‘old school’, ma non ‘suona’ affatto datato. Potrebbero essere pezzi fatti adesso. Si può dire che è ‘senza tempo’ come suono (non solo come suono, ma ci arriveremo).
L’essere senza tempo è fondamentale per un album di questo tipo, perché gli permette di durare al di là delle mode. Il non venire collocato in un periodo è imprescindibile per qualcosa che ha contenuti così poco comuni (nel 2006 certamente, ma anche oggi), che hanno il pregio di essere validi nel 2020 come allora. Ne è un esempio il brano ‘Destra e Sinistra’, che prende spunto dalla canzone di Giorgio Gaber del 1994, che era perfetta nel 2006, ma che, ascoltata oggi, tutto sommato si adatta piuttosto bene ai tempi che viviamo.

La storia vuole che si tratti di un primo tentativo di esplorare la didattica attraverso il rap. Sì, è un qualcosa che sicuramente è accaduto in questo album per quanto concerne i contenuti, ma si può tranquillamente ampliare il discorso anche a livello musicale, perché rappresenta l’esempio perfetto di un disco rap classico. Quindi, ‘didattico’ anche a livello tecnico, cosa che lo rende ancora più interessante e lo mette tra quei pochi dischi che possono essere presi per spiegare come debba essere un album che rispetti i canoni hip-hop.

Ma, dicevo prima, è ‘senza tempo’ anche per i contenuti, altro piano di lettura.

I testi sono ovviamente l’altra parte importante di questo album. Difficile non sia in questo modo, d’altronde, poiché le parole, qua, diventano un perno attorno al quale ruotano un po’ tutti i brani.
Proiettando ‘Dove vola l’avvoltoio’ nell’anno in cui è uscito, penso debba essere stato un qualcosa di ‘alieno’ rispetto al panorama suo contemporaneo, almeno per quanto concerne i contenuti. Apprezzato, forse osannato, da molti, ma senza vedersi riconosciuto quel ruolo di ‘apripista’ che invece di fatto ha.
I riferimenti che vi si trovano vanno da libri, a film, saggi, mitologia, storia, filosofia e chi più ne ha più ne metta.

‘Didattico’, anche in questo caso, può essere una definizione azzeccata, nel senso che, sicuramente – qualora si colgano riferimenti non proprio popolari – l’album porta con sé la voglia di far approfondire e conoscere qualcosa di nuovo.
Ma, se dovessi proprio cercare una definizione, non so se userei ‘didattico’: certo, c’è il primo capitolo de «L’Armata delle tecniche», che, in effetti, da solo basterebbe per questa categoria, usando la forma-rap per concretizzare tutta una serie di figure retoriche, cosa questa che ne fa un qualcosa di veramente particolare e mai tentato prima.

Ma c’è qualcosa di più, o, comunque, di diverso.

Qua siamo di fronte a una sorta di ‘rap colto’, se proprio vogliamo categorizzare il contenuto di questo album. Perché è sì vero che fa venire voglia di approfondire, ma approfondire significa che certe conoscenze comunque ci sono. Magari sono solo reminiscenze di una formazione scolastica, o qualcosa che, comunque, si è più o meno incontrato, ma che, in tutti i casi, già c’è. I riferimenti – siano letterari, cinematografici o altro – non sono mai scontati, mai banali e, pertanto, necessitano di essere colti per essere spunto di ulteriori ricerche. Cosa affatto scontata.

Forse questo potrebbe essere un limite dell’album. Una serie di riferimenti perfino troppo alti e ricercati lo rendono un po’ ostico e non è detto che tutti abbiano voglia di creare un percorso di conoscenza per capire cosa sta lì dentro. Del resto nel pezzo ‘Ehm…si’, viene detto: «Scrivo testi che capiranno in 3».
E’ un merito?
E’ un difetto?
Probabilmente né l’uno, né l’altro.
E’ un dato di fatto, che rende comunque il disco non proprio facilissimo da approcciare. Al tempo stesso, però, è anche il suo bello e lo rende importante per capire un percorso artistico.

E qua arriviamo a un altro piano di lettura ancora.

‘Dove vola l’avvoltoio’ rappresenta una pietra fondamentale, la prima probabilmente, su un sentiero artistico che ha portato oggi Murubutu a essere punto di riferimento per il rap d’autore, o meglio, per la musica d’autore italiana, al di là dei generi.

Qua, infatti, si possono cogliere in nuce molti degli elementi che, oggi, caratterizzano i lavori di Murubutu da solista. E’ importante vedere da dove si è partiti per arrivare ai lavori più recenti. Diciamo che è un tassello fondamentale che permette di creare un filo che collega molti aspetti del suo percorso artistico e, in qualche modo, ne facilita la lettura. Un’evoluzione che lo ha portato, negli ultimi lavori, a rendere i testi di più facile comprensione, ma non certo più ‘leggeri’ come significato.

L’edizione del quindicennale di ‘Dove vola l’avvoltoio’ – in versione doppio vinile – porta con sé anche alcuni inediti: uno è il quarto capitolo de «L’Armata delle tecniche» che avevamo già sentito (e di cui si può leggere qua).
Ho avuto la fortuna di ascoltarli in anteprima e la prima cosa che spicca è che, sebbene vi sia un ‘buco’ di molti anni, sono perfettamente in linea con il resto della tracklist e ne rappresentano la naturale evoluzione, sia dal punto di vista musicale che da quello testuale per tutta La Kattiveria.
Mettiamola così: i pezzi inediti sono la chiusura perfetta di questa riedizione del quindicesimo compleanno e, una volta sentiti, fanno sperare che non siano gli unici a firma La Kattiveria, ma che rappresentino, invece, l’anteprima di altri lavori in arrivo in tempi non biblici.

INFO:
lakattiveria.com/

TRACKLIST

01. Gli Avvoltoiintro – prod. Il Tenente
02. La Titanomachia – (U.G.O.; Murubutu; Il Tenente) – prod. U.G.O.
03. Sogno Blu – feat. Johnny La Rosa – (Murubutu; Il Tenente; U.G.O. – Prod. U.G.O. – Cori e chitarra Johnny La Rosa – Scratch: Dj Gamon)
04. Il suono del gong – (Il Tenente; Muracaman; Murubutu; U.G.O. – Prod. Muracaman – Scratch: Dj Gamon)
05. L’armata delle tecniche – (Murubutu – Prod: Dj Caster)
06. Era un giorno … (Incipit per 4) – (Murubutu; Il Tenente; Muracaman; U.G.O. – Prod. Il Tenente)
07. Ogni singolo idolo (Murubutu; Muracaman; Il Tenente – Prod: Muracaman – Scratch: Mastrosuono)
08. C’è una remota possibilità (Prod. Il Tenente)
09. Tornando da Babilonia – feat. Babele Hot Line (Murubutu; Malosmokie’s; Todo Bien; U.G.O. – Prod. Malosmokie’s – Scratch Mastrosuono)
10. L’atto isolato (pt.1) – (Murubutu – Prod: U.G.O. – Scratch: Dj Gamon)
11. Filesofia – feat: Sax e Dank – (Sax; Murubutu; Dank – Prod. Side – Scratch: Mastrosuono)
12. Destra e Sinistra (Murubutu; Muracaman; U.G.O. – Prod. Muracaman – Scratch: Mastrosuono)
13. Ehm…Si – feat: Vara e Pole (Vara; Pole; U.G.O. – Prod. Side)
14. 7/11 (Il Tenente; U.G.O. – Prod. Il Tenente – Scratch: Dj Gamon)
15. Ipotesi Eliocentriche (Murubutu; Il Tenente; U.G.O.; Muracaman – Prod. Muracaman)
16. Dove vola l’avvoltoio – outro (prod: Mastrosuono)

BONUS TRACK
17. L’armata delle tecniche vol. 4 (Murubutu; Muracaman – Scratch: Dj Caster) [Inedito]
18. Nelle viscere (Il Tenente – Prod. Il Tenente) [Inedito]
19. Quarta Dimensione – Dj Caster Rmx – (U.G.O. – Prod. Dj Caster – Scratch Dj Caster) [Inedito]
20. Trono oscuro (Prod. Il Tenente – Scratch: Dj Caster) [Inedito]

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