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Il rap entra a teatro: Murubutu protagonista di ‘Oceano di Suoni’

E’ un anno che i concerti sono più virtuali che reali. Se si fa eccezione per qualche (rara) esibizione estiva, infatti, quasi tutti i concerti si sono svolti online. E, ancora, non si riesce a farci l’abitudine a questa nuova modalità, sicuramente più comoda (il divano di casa propria ha un suo perché), ma anche meno emozionante, coinvolgente e travolgente.

Eppure, così è.
E bisogna ringraziare quelle organizzazioni che, almeno un po’, ci fanno vivere l’emozione di un live.

Così come è stato ‘Oceano di Suoni’, che si è svolto al Teatro Comunale di Bologna, organizzato da Pierfrancesco Paconda e che, nella prima data in calendario, ha visto protagonista Murubutu, accompagnato sul palco da Dj Caster e da Dia.
Il titolo dell’evento era ‘L’urgenza del dire – Il rap tra poesia e narrazione’ e di questo si è parlato, più o meno, durante l’incontro.

Perché ‘più o meno’? Perché quello al quale si è assistito è stato un incontro nettamente diviso in due: da una parte Paconda che leggeva brani di testi ‘classici’ sulla storia del rap, ma assolutamente legati alla realtà americana che, alla fine, trova un riscontro molto relativo in Italia, se non per quello che sono state le origini o le varie scopiazzature che si sono presentate di tanto in tanto. Ma qua ci si ferma.
Interessante? Certamente. Molto.
Inerente alla serata? No, per niente.

Dall’altra parte, c’era Murubutu che propone un rap completamente diverso da quello che veniva spiegato nelle letture e decisamente lontano da quello americano delle origini. Anzi, difficile pensare a qualcosa di più lontano.
Certamente ne condivide la forma, gli stilemi, le regole. Ma non i temi. Né lo sviluppo di questi.
Poteva essere, invece, un’ottima occasione di approfondire il legame tra una forma artistica tra le più contemporanee e una ricerca di temi, storie, racconti che, invece, fondano le loro radici nella più antica tradizione letteraria. Poteva essere. Non è stato.

La strada scelta è stata un’altra.
E, così, la parte ‘letteraria’ ha sicuramente fornito degli spunti di lettura sulla storia di un genere musicale (ce n’era bisogno? Chissà…).
Per la parte ‘musicale’, invece, si è potuto godere di un’esibizione live di Murubutu, dove ha proposto alcuni dei suoi ‘racconti’ più belli. E di questo, in fondo, non se ne ha mai abbastanza.

La setlist proposta è stata abbastanza classica, così come, oramai, è un classico che a fare da sfondo siano le illustrazioni di Roby il Pettirosso. Otto brani tra i più conosciuti e amati, ma, ogni volta, a cambiare – anche se in parti decisamente minime – è l’esecuzione che si fa via via sempre più raffinata. La scelta sicuramente più azzeccata è quella di una voce femminile quale quella di Dia che dà forma alle parti a lei affidate, valorizzando nel complesso l’intero brano e il suo testo.
Il contrasto tra le due voci – quella di Murubutu e quella di Dia –, di fatto, finisce per mettere ancora più in risalto il testo e il contenuto, fornendo un più facile approccio alla stessa lettura del pezzo.

Forse il solo brano dove le due voci non erano ben calibrate è stato ‘Grecale’, ma, a onor del vero, potrebbe essere un problema di audio in streaming che non è perfettamente fedele a quella che è la realtà dei fatti, quindi è un’impressione che lascia un po’ il tempo che trova fino a un ascolto ‘come si deve’.

Questa veste particolare di brani oramai classici nel repertorio di Murubutu, fa guadagnare loro una dimensione ancora più ricercata. Un’esecuzione all’insegna dell’eleganza, insomma, che segna una strada all’insegna della ricercatezza non solo della ‘parola’, ma di tutti i dettagli che compongono un brano. Un lavoro perfettamente punteggiato dall’opera di Dj Caster, che, anche in questo live, ha dato il suo fondamentale contributo a rendere questa esibizione degna del luogo dove si stava svolgendo.

Già, perché non era proprio in un posto qualunque, ma al Teatro Comunale di Bologna. Vuoto, ovviamente. Ma pur sempre con una magia tutta sua, come ogni teatro.
E’ molto probabile che un teatro praticamente vuoto non sia il massimo quando sei sul palco, ma per chi ha assistito in streaming, in effetti, la magia del luogo c’era tutta.

Se uno degli effetti della pandemia dovesse essere il valorizzare quella che fino a poco tempo fa non era considerata ‘cultura con la c maiuscola’ e doveva restare fuori dai templi dove questa veniva celebrata, allora, in fondo, qualcosa di buono sarebbe comunque accaduto.
Anche perché questa è una strada che, una volta intrapresa, non si torna indietro.
E sarebbe anche l’ora che si guardasse ai contenuti e non alle etichette e alle generalizzazioni.

C’è stato anche tempo per un’anticipazione – a parole, non in musica – per quanto riguarda il nuovo album: una delle canzoni più classiche, ‘I marinai tornano tardi’, avrà un secondo capitolo. Non c’è dato di saperne di più. Un annuncio lanciato lì e non approfondito. E, forse proprio per questo, foriero di grande curiosità.

Intanto è partito il conto alla rovescia per il 25 marzo, ovvero il ‘Dantedì‘, che vedrà protagonista di vari appuntamenti l’album ‘INFERNVM‘, tutti online. Murubutu e Claver Gold infatti parleranno dell’album dedicato a Dante Alighieri in tre appuntamenti: il primo (solo con Murubutu) si svolgerà al Teatro Piccini di Bari, a partire dalle 10:30; il secondo invece è organizzato dall’Università Federico II di Napoli (www.unina.it) e, infine, alle 20:30 l’ultima delle ‘Conversazioni Dantesche’ dei due artisti, questa volta al Limes Festival di Salerno.

SETLIST

La stella e il marinaio
Dafne sa contare
Tenebra è la notte
Le notti bianche
Scirocco
Grecale
I marinai tornano tardi
Levante

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