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esterina – ‘Dio ti salvi’: quel profondo legame tra memoria, impegno e narrazione poetica

cover_diotisalvi_esterinaCi siamo, l’attesa (rendo così omaggio ad una delle canzoni più belle dell’album precedente) è finita. Il nuovo album di esterina è pronto, le canzoni provate, testate, limate, messe a punto nelle prove e nei concerti degli ultimi tempi, hanno sedimentato a lungo (quattro anni sono evidentemente il tempo necessario) in campi al limitar delle selve che mischiano terra acqua, sudore, dolore, sabbia e stupore.
Nove canzoni che trovano finalmente una loro casa. La casa (oddio un’altra citazione da Come Satura) è un disco che si intitola Dio ti Salvi.

esterina da sempre ha uno sguardo sul mondo, con un occhio rivolto ad un passato più o meno antico, all’infanzia, alle radici (anche linguistiche), al mondo dei padri, dei nonni e delle nonne. Ad un mondo rurale più vero leale e sincero, che oggi (r)esiste, tra le pieghe e nei cuori di donne e uomini che mantengono un senso di comunità e di accoglienza.
D’altra parte, una volta vangato il campo, piantato e nutrito il seme non resta che osservare il cielo, prendersene cura e aspettare. E’ un senso di gratitudine quello che lega esterina a queste piccole grandi canzoni, lo stesso che lega noi a loro.

In questo nuovo BELLISSIMO album tutto questo è ribadito subito fin dalle prime battute di Pantaloni Corti: i ricordi e la miseria di un racconto che musicalmente si traduce in una delle canzoni più belle e riuscite dell’album: l’inizio di un piano Rhodes, alleggerito da un fraseggio percussivo, apre a suoni per certi versi inediti di grande impatto. La canzone entra con leggerezza e prepotenza, saldando quel profondo legame tra memoria, impegno e narrazione poetica che è il filo rosso che lega tutti i dischi di esterina.

Il brano che segue è quello che dà titolo all’album Dio ti salvi. E’ un brano nel loro classico stile. Brani che portano con sé un senso di sospensione e danno l’impressione di costruirsi mano a mano che i secondi passano. L’inizio melodico è guidato spesso da pochi fragili accordi di chitarra e dalla ruvida voce di Fabio Angeli (in Fabula Sangue sono i precisi rintocchi di un rullante e un soffio secco nella diamonica, in Sovrapporre è l’elettronica e poche note d’organo) poi gli altri strumenti si presentano lentamente, con pudore, come se il gruppo all’inizio non se la sentisse di caricare con altri suoni quel germoglio appena sbocciato. Ma una volta rotti gli indugi il brano cresce, cresce, cresce, esplode trattenendo solo parzialmente una forza emotiva che ti porta via, ti scuote e come un’onda infine si ritrae, lasciandoti sorpreso, stordito, felice.
La coda recitativa è di fatto la chiave di tutta la canzone se non dell’intero album: dio ti salvi faccia dei suoi cieli appartamenti, faccia dei suoi cieli, cieli eterni.

Il disco non ha momenti deboli: Puta e Stesse Barche sono canzoni di denuncia, dove lo sguardo tratta temi delicati, difficili, storie di dolore e speranza di una umanità che si muove e tesse trame d’orlo. Di corpo/bambina e cosce vendute come il vitello grasso, di migranti e viaggi attraverso il mare, da parte di chi non è nato qua, ma nato oltre il confine di questo gregge. E vale la pena ricordare che per esterina il tempo dell’impegno non è mai limitato allo scrivere canzoni, sarebbe troppo facile e velleitario, lo si vive soprattutto nel presente, nel quotidiano, come strumento per elaborare un progetto non solo artistico.

Di Fabula Sangue, uno dei vertici dell’album, candidato se non altro a miglior titolo dell’anno, mi piace sottolineare l’intensità della progressione in chiave post rock e la capacità dei nostri di creare paesaggi sonori e trame liriche di alto cantautorato, come pochi altri in giro.

E che dire di Stanno tutti bene con un lavoro raffinato ai fiati o della dolcissima Canzonetta? O di Mutande in odore prog con la PFM dietro l’angolo?

Se è vero che i riferimenti sono soprattutto rintracciabili in ambito post-rock (Mogwai, Notwist, qualcuno ha detto Shellac) è anche vero che essendosi abbeverati alla fonte della più bella e sincera canzone d’autore italiana, dimostrando una capacità di sintesi, realizzano un suono tra melodia, tensione in divenire, fragore elettrico e puro sentimento che sarebbe un errore madornale lasciarsi sfuggire.

E’ il disco della maturità di una bellezza oltremodo palpabile che ti accarezza e ti scuote e che non puoi non ascoltare ancora, ancora e ancora.

Il nostro DISCO dell’ANNO!!!!!

René

3 pensieri su “esterina – ‘Dio ti salvi’: quel profondo legame tra memoria, impegno e narrazione poetica

  1. In bocca al lupo per il nuovo album!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ciao Massimiliano Grasso

  2. Notaio conferma…….DISCO dell’ANNO!!!!!

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