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esterina pubblica ‘Canzoni per esseri umani’: il disco che non ti aspetti

Prima di parlare del nuovo album è doverosa una breve precisazione: il nostro nei confronti di esterina è amore incondizionato.

Questo potrebbe offuscare la nostra capacità di un ascolto e di una lettura critica. L’amore si sa è cieco, quindi preparatevi a un diluvio di aggettivi come splendido, enorme, commovente, indispensabile, ecc. tanto sono gratis, perché allora tirchieggiare?

 

Detto questo partiamo: Canzoni per esseri umani prodotto e registrato da Marco Lega (produttore tra gli altri di un disco come Catartica dei Marlene Kuntz) esce per i tipi di Pippola Music a due anni dal precedente Dio ti salvi ed è un disco – lo diciamo subito – che non ti aspetti.

 

E’ un disco dove è vero che l’elettronica rispetto al passato si fa più evidente, diventando addirittura protagonista nella splendida Santo amore degli abissi, brano mixato da Gareth Jones (uno che tra gli altri ha lavorato con Nick Cave, Depeche Mode, Mogwai) ma non è questa la vera sorpresa dell’album.

 

Come non sorprende, il contributo in Sì che lo merita, di uno dei nostri eroi preferiti, Edda che come esterina ha capacità e sensibilità di scrittura al femminile.

Dopo l’endorsement fatto da Edda, qualche tempo fa in un’intervista, una canzone come questa, introdotta dal riff ruvido della chitarra e scandita dalle due voci che si rincorrono, si sovrappongono e infilano un testo manifesto sulla normalità del volersi bene, era scritta da qualche parte nei nostri sogni. Adorabile nel suo essere canzone fuori dai canoni dei protagonisti.

 

E tutto sommato, anche una copertina dove non c’è titolo e il nome della band è scritto piccolo in basso a destra, è tipico di esterina.

Di sicuro non vedremo mai in copertina una foto del gruppo e la tentazione di omettere questa volta anche il nome deve essere stata tanta vista la posizione talmente defilata. Sembra che voglia uscire di scena alla prima occasione e lasciare così intatta, la splendida foto di Alessandro Puccinelli (www.alessandropuccinelli.com).

 

Alle luci e alle sirene, delle metropoli esterina, preferisce sempre lo splendore di un mare e di una notte desolata e immensa.

 

A questo e a molto altro, esterina ci ha abituato in questi anni, con dischi di uno spessore e di una bellezza che pochi altri hanno saputo mettere in campo. Questo intenso, potente cantautorato post rock che inspiegabilmente non è (ancora) arrivato ad un pubblico più ampio (e non lo diciamo solo noi) riesce come poco altro a scaldare i nostri cuori.

 

Allora perché è un disco che non ti aspetti?

 

Perché non ti aspetti che il dolore, la fragilità, il buio nelle case e nelle persone, i fantasmi interiori, gli abbandoni, il cinismo, l’odio e l’orrore che pregna e gonfia l’aria intorno, possano essere accolti e così privati del loro veleno, indicare una via di uscita.

 

Non ti aspetti che i temi di un’umanità fragile e dolente, emarginata abbandonata, possano trovare linee melodiche così aperte e testi meno ermetici, come in un bisogno (apparente?) di insostenibile leggerezza. La sorpresa, di una via di salvezza da una vita che sa far male ma che sempre è enorme.

 

E se un panorama straordinario, per bellezza, intensità, mistero, come quello che troviamo in copertina, non può non sorprenderti, il vero mistero e l’intensa bellezza, è nelle pieghe del vivere quotidiano. Vale la pena non perdersi neppure un dettaglio perché in ogni frammento distrattamente lasciato cadere può celarsi la felicità. Dipende solo da te.

 

E allora, non ti aspetti che la nostra canzone preferita, non sia la bellissima, sinuosa Meraviglia normale (uno dei punti più alti dell’intera produzione della band) non la struggente Più di me, o la già citata Santo amore degli abissi e neppure la conclusiva Esterno notte, canzone che cresce come la marea in una progressione liberatoria tipica delle loro mini-sinfonie, che sul disco è stupenda, ma dal vivo sarà un passaggio iniziatico.

 

Non ti aspetti che la nostra preferita sia Cometa, una delle canzoni apparentemente “minori”.

Si è vero di “canzonette” ne abbiamo già amate altre, ma questo inno alla innocenza ebbra, con quell’assolo di tromba in mezzo ad una elettronica vintage, all’interno di un disco come questo, apre il cuore e trasforma quell’ombra che ci portiamo addosso in un sorriso.

 

Cometa ci invita a cantare dai finestrini del nostro camper – malgrado le ingiustizie, i dolori, le speranze disattese – con una felicità pura e insolente, l’enorme spettacolo della nostra vita.

 

Ma invero tutto l’album ci dice che ci sarà sempre, malgrado tutto, un enorme spettacolo da cantare.

 

Coralmente, per tornare finalmente ad essere umani.

 

TRACKLIST

  1. Chiamarsi
  2. Santo amore degli abissi
  3. Meraviglia normale
  4. Cometa
  5. Te e io
  6. Sì che lo merita
  7. Più di me
  8. Esterno notte
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