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Kamasi Washington e Lauryn Hill mostrano l’anima ‘black’ del Lucca Summer Festival

La prima serata ‘doppia’ del Lucca Summer Festival numero 20 è stata dedicata a due musicisti diversi ma uguali tra loro. Si tratta di Kamasi Washington e di Lauryn Hill. Tutti e due perfezionisti. Tutti e due eccellenti musicisti. Hanno però proposto musiche sostanzialmente diverse sul palco di piazza Napoleone.

Ad aprire la serata è stato Kamasi Washington che ha portato in piazza Grande la sua raffinata musica. Un jazz molto contemporaneo, che, nel concerto lucchese, spesso è andato verso il funk o comunque ritmi più accessibili.

Grandissimo musicista, è anche un abile performer, capace di catturare l’attenzione di una piazza che forse era lì più per la Hill che per lui. Il suo set ha rasentato la perfezione dal punto di vista dell’esecuzione, dando molto spazio anche agli assoli dei singoli strumenti. Forse questo ha di fatto limitato un po’ la stessa performance del jazzista americano, nel senso che, in un set di un’ora, effettivamente il tempo è oggettivamente poco e, quindi, dare spazio ai singoli musicisti, limita in qualche misura l’esibizione nel suo insieme.

Ma sono dettagli. In realtà il pubblico è rimasto più che entusiasta di Kamasi e della sua musica, forse scoprendone la grandezza.

Lauryn Hill è arrivata sul palco attorno alle 23 e ha iniziato subito con i suoi successi. L’energia sul palco non è certamente mancata. A mancare sono state altre cose. Il suono che francamente non usciva al meglio e, molto spesso, la voce della cantante era coperta dalla musica.

Lauryn Hill propone e ripropone sempre se stessa. Il che può anche essere un pregio. Ma che a volte dimostra più i limiti della musicista che non la grandezza. In questo concerto ha concesso molto più al mondo della disco e del funky, che non a quello del R&B o dell’hip hop.

Parliamoci chiaro: non è che sia stato un concerto ‘brutto’, ma un concerto al di sotto delle aspettative questo sì. Ha sicuramente fatto ballare i suoi fans, ma difficilmente è riuscita a coinvolgere chi non era venuta lì per ascoltare lei.

A differenza di Kamasi Washington, vera rivelazione, la Hill si è confermata quello che è: un’ottima esecutrice di canzoni, che rilegge in maniera sempre diversa, se vogliamo anche non banale, ma che è rimasta ferma a tanti, troppi anni fa, riciclandosi continuamente. Basta questo? Forse sì a giudicare dal pubblico che la segue. Forse però non è sufficiente per dare vita a un concerto che duri più di un’ora e che abbia il sapore di qualcosa di nuovo.

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