Accompagnato dai fidi Bad Seeds, nella formazione più bella e creativa, dipana dodici ballate intrise di lirismo e disperazione, di ansia, solitudine e redenzione. Con i maestri Cohen e Waits, Nick Cave chiude una trinità, che guarda e salvifica una umanità dolente in cerca di riscatto.
Los Angeles è da iscriversi tra le capitali del punk. Qui sono nati i Germs, i Black Flag, gli Adolescents, i Bad Religion, e qui nascono gli X. Il loro album di debutto datato aprile 1980, un omaggio alla loro città è stato prodotto da Ray Manzarek tastierista dei leggendari The Doors, che già avevano cantato il lato meno angelico della baia californiana.
‘Los Angeles’ è uno dei dischi più importati del Punk americano, carico di sporco Rock n Roll rabbioso, crudo ma al contempo poetico e con non pochi echi alla tradizione, quella che dal country arriva al Garage. Le voci dei due leader Exene Cervenka e John Does si intrecciano su una ritmica serrata cantando l’emarginazione e la ribellione, la violenza e il degrado di un luogo baciato, nell’immaginario, dal sole dal mare e dalle spiagge. Come pochi altri dischi sono riusciti a fare, il loro punk beach fatto di rock rumoroso e melodico, apatico e seducente al contempo, farà scuola, ispirando numerosi gruppi (Pixies, Mudhoney, Sonic Youth, per citarne alcuni). Un album che come il secondo Under The Big Black Sun, colora appunto il sole californiano di nuove esistenziali desolanti taglienti sfumature di nero.
Un disco sulla disperazione di chi continua a lottare con dignità, anche in mezzo all'uragano. Bruce mette a fuoco e poi lascia sfocare le immagini. La polvere, la notte e il deserto diventano i perfetti strumenti narrativi per raccontare il dramma di un paese che ha smarrito il senso della collettività.
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