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‘Tutti hanno un’anima punk’, parola di Julian Temple, a Lucca con John Tiberi per la mostra al San Micheletto

«Tutti abbiamo un punk dentro di noi che aspetta solo di emergere», parola di Julian Temple. Questa mattina, due icone della cultura punk, il regista Julian Temple e il fotografo ed ex tour manager dei Sex Pistols, John Tiberi, hanno presenziato alla preview della mostra ‘PunkDadaSituation’, inserita nel programma di Lucca Film Festival, curata da Alessandro Romanini e allestita nella sala del mezzanino del complesso di San Micheletto fino al 1 maggio.

LA MOSTRA
L’esposizione riesce, attraverso le fotografie di Tiberi e le immagini di Temple, a dimostrare come il punk sia a tutti gli effetti un movimento culturale che ha fortemente influenzato la cultura contemporanea. Ma dimostra anche le sue origini ‘culturali’, sebbene la parte – forse – più interessante sia rappresentata dalla contestualizzazione socio-culturale del movimento punk.
«E’ importante il contesto – spiega John Tiberi –: il punk nasce da una crisi sociale molto forte: la crisi economica, la mancanza di ammortizzatori sociali e la mancanza di prospettive che si è vissuto agli inizi degli Anni Settanta, hanno portato alla nascita di un movimento di rottura come il punk. Un esempio è la cosiddetta ‘rivoluzione delle madri’, quando delle madri con figli adolescenti (le cui foto, fatte da Tiberi sono in mostra, ndr) hanno protestato per le strade per la mancanza di ammortizzatori sociali a loro dedicati. Quei tredicenni che vediamo nelle foto, saranno i punk e dimostreranno come si possa fare musica anche solo con quello che abbiamo, poiché la necessità di esprimersi non ha bisogno di grandi strumenti».
Per Julian Temple, invece, l’aspetto più interessante della mostra allestita al San Micheletto è il fatto che questa non solo presenta la dimensione ‘pubblica’ di una band iconica come i Sex Pistols, ma anche quella ‘privata’, mettendole, di fatto, a confronto. «Mi piace il fatto – ha dichiarato – che si vedano i Sex Pistols per come erano e non per come si vedevano. Loro rappresentano il movimento punk che si inserisce in un momento storico ben preciso, dove si andava affermando in Inghilterra un diritto alla supremazia in quanto inglesi, un po’ come sta accadendo adesso con la Brexit. I Sex Pistols hanno articolato al meglio la rabbia e il veleno che tormentava quella gioventù, dandogli forma e sostanza».

LA TECNOLOGIA
«La tecnologia, come tutte le innovazioni, ha comportato aspetti positivi e aspetti negativi. Il progresso, ad esempio, mi ha reso più facile girare le scene notturne, ma ad essere importanti continuano ad essere le idee, non gli strumenti con le quali si realizzano». Non ha dubbi Julian Temple sui benefici della grande diffusione della tecnologia che caratterizza questo squarcio di storia: «La grande informazione diffusa – prosegue – non necessariamente rende le persone più intelligenti e brillanti. Anzi, molto spesso è vero il contrario. Si tenta per lo più di chiudere le persone in schemi, dando loro l’illusione che di una democrazia diffusa, che di fatto scoraggia solamente a farsi un’idea personale sulle cose. Al contrario, dobbiamo usare la tecnologia e i mezzi che ci mette a disposizione per arginare questa tendenza negativa».

momenti privati
momenti pubblici

LA ‘FAMIGLIA’ SEX PISTOLS
John Tiberi, che ha vissuto da protagonista tutta l’epopea dei Pistols, racconta come «Per i membri della band, i Sex Pistols hanno rappresentato quella famiglia che non avevano mai avuto. E’ così nato una sorta di nucleo familiare che si avverte vedendo le immagini che li ritraggono fuori dalle scene».
Malcom McLaren – e in parte Vivienne Westwood – avevano invece una strategia ben precisa. Una specie di ‘marketing ante litteram’, creando «immagini iconiche, che rappresentassero tutta la simbologia del movimento punk in una sola fotografia». Una scelta sicuramente vincente se si considera che ancora oggi rappresentano i punti di riferimento di questo movimento.

IL NUMERO SETTE
La mostra al San Micheletto ha come numero ‘totem’ il sette: è infatti del 1917 l’inaugurazione della Galleria Dada di Zurigo che, dopo numerosi manifesti e dichiarazioni, porta il movimento dadaista ad avere un suo spazio espositivo. Nel 1957, invece, abbiamo la formazione del movimento artistico-culturale dell’Internazionale Situazionista, nato ad Imperia e che ha svolto un ruolo importante di raccordo tra le avanguardie storiche e la cultura underground in generale e, nello specifico, del punk. Infine, il 1977 è l’anno del punk, segnato, tra l’altro, dalla pubblicazione di ‘God Save The Queen’, considerato il manifesto del movimento.

IL PUNK E IL SITUAZIONISMO
L’esempio più classico della vicinanza tra il situazionismo e il punk è la performance di Sid Vicious nel film di Julian Temple, ‘The Great Rock’n’Roll Swindle’ (La grande truffa del rock ‘n’ roll), dove Sid dopo aver cantato ‘My Way’, spara sul pubblico, a dimostrazione che il pubblico è parte stessa dell’arte e non solo spettatore passivo. La performance di Sid Vicious è stata immortalata da John Tiberi e le foto sono in mostra a Lucca.

 

PUNKDADASITUATION
Lucca, Sala del ‘Mezzanino’ della Fondazione Ragghianti
3 aprile/1 maggio
Tutti i giorni 10-13 e 15:30-19:30
Ingresso libero

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