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Bianchi tra i neri, gli albini d’Africa discriminati dalle loro stesse famiglie, riversano il loro grido di dolore in un disco

Brani brevi, brevissimi, che raramente arrivano al minuto e mezzo. Eppure brani che ti entrano dentro, con canti che parlano all’anima e non al cervello. Questo è ‘White African Power’ dei Tanzania Albinism Collective.

Sinceramente la storia di queste persone, che nella musica trovano il riscatto di una vita iniziata e trascorsa sotto il segno della discriminazione da parte di genitori e familiari a causa del colore bianco della loro pelle, fino a relegarli nell’isola di di Ukurewe, dove sono stati scovati dal regista e produttore Ian Brennan, che li ha fatti conoscere al mondo, non può non portare a provare simpatia per questo collettivo.

Simpatia che si traduce, ascoltando la loro musica, in empatia per la loro storia, ben rappresentata anche dai titoli delle tracce che seguono velocemente una via l’altra in un disco che ne presenta ben 23: si inizia, infatti, con un grido di dolore ‘Life is Hard’ e, forse, quando ognuno di noi si lamenta della propria vita dura non ha mai considerato quanto questo concetto possa essere relativo se pensato in un’ottica più generale.

Canti che si snodano su strumenti musicali tradizionali. Voci maschili che si alternano a voci femminili a pezzi strumentali e che – si sente – non nascono dalla professionalità di queste persone, ma da loro cuore.

E’ proprio questo il segreto di ‘White Africano Power’: riuscire a parlare una lingua universale che trasforma il dolore in rinascita, attraverso le note di una traccia di pochi secondi.

E, improvvisamente, ascoltando queste voci e questi suoni, sembra di essere proiettati su quell’isola lontana da tutto e da tutti, dove queste persone subiscono i peggiori maltrattamenti che si possano pensare, solo perché ‘diversi’ dalla comunità in cui sono nati.

Impossibile, alla fine, non domandarci quanto sia relativo il concetto di ‘diversità’ e di come possa cambiare a seconda dei punti di vista. Per loro, essere ‘bianchi’ è una maledizione – addirittura vengono additati come indemoniati – per noi, essere ‘bianchi’ ci mette in una posizione di forza nei confronti di chi ha un colore di pelle diversa.

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