E’ buffo come lo stesso musicista possa suscitare reazioni esattamente contrarie l’una a l’altra. Sto parlando di Peter Gabriel.
Qualche settimana fa è uscita la sua nuova canzone ‘The Veil’, scritta appositamente per il film di Oliver Stone, ‘Snowden’ e che riassume nei cinque minuti e spiccioli di tempo, la storia del protagonista del film.
La canzone è stata giudicata di poco spessore. Che non dice niente di nuovo. Che non apporta niente alla sua discografia.
Andando ancora indietro nel tempo, ma nemmeno poi così tanto, era solo il giugno scorso, quando ha fatto uscire ‘It’s Amazing’, addirittura è stato detto che non aveva più niente da dire al mondo della musica e dell’arte in generale, nonostante lui stesso avesse dichiarato che si trattava di una canzone composta negli Anni Novanta e, di conseguenza, portava con sé tutti i pregi e tutti i difetti di quel periodo. Non poteva essere diversamente.
Le critiche si sono sprecate. A volte, ammettiamolo, anche giustamente.
Premetto che a ‘It’s Amazing’ personalmente ho contestato e contesto il fatto che mi è sembrata (e sembra) un’operazione molto commerciale e niente più. Non ci vedo intenti artistici, umanitari o culturali.
Ma solo il modo per ‘tirare su’ due soldi.
Per quanto riguarda ‘The Veil’, la mia opinione, che ho avuto modo di esprimere già, è che comunque si tratta di una canzone perfettamente adatta allo scopo per cui è stata creata. Non avrei immaginato niente di più né niente di meno per una canzone che finirà sui titoli di coda di un film di cassetta. E, anzi, posso pensare che potrebbe aspirare a premi di prestigio (l’Oscar?).
E si arriva al punto di questo articolo.
Mentre tutti si accaniscono a dirgli che vive nel passato, Peter Gabriel compie un’operazione che – per quanto se ne possa discutere – ha sicuramente il pregio di portarlo in una dimensione più contemporanea.
Ha collaborato, infatti, con gli One Republic – da questa settimana sul mercato con il nuovo album My My’ -, che tanto piacciono agli adolescenti e ha realizzato ‘A.I.’, una canzone che è molto ‘attuale’, come suoni e come modo di proporsi. Insomma è molto One Republic, che non sono gli One Direction, comunque, ma qualcosa di meglio.
La canzone apre con la voce del cantante e leader degli One Republic, Ryan Tedder, per proseguire con Peter Gabriel, un pezzettino insieme e, alla fine, il netto cambio. Un’altra canzone inizia ed è una canzone di Gabriel che viene appiccicata lì così. Senza un vero senso.
Ma andiamo per ordine.
Stando ai racconti di Tedder, la collaborazione è iniziata dopo una serata a casa Gabriel, dove avrebbero a lungo parlato di musica fino a decidere di fare una canzone insieme. Mi verrebbe da dire che si vede che Gabriel ha un figlio adolescente, ma queste sono ‘note a margine’ di nessuna importanza.
La collaborazione, però, ha trovato alcuni intoppi. Sempre stando al racconto di Tedder, per un non essersi capiti da parte dei rispettivi manager, Gabriel è andato per ben due volte allo studio di registrazione dei One Republic che, di fatto, gli hanno dato buca, per dirla in termini ‘poveri’.
Un paio di riflessioni qua sono d’obbligo: Gabriel dimostra, come spesso è già accaduto, una grande pazienza e signorilità. I manager sono fortunati ad avere a che fare con persone così, perché sinceramente, per me, il mio si sarebbe guadagnato una gran brutta giornata. E, infine, non essendo gli One Republic qualcosa di eccelso, né di straordinario, devono piacere proprio tanto in casa Gabriel – e penso ai più giovani – per meritare così tanta attenzione.
Ma, come dicevo, queste sono oggettivamente delle riflessioni a margine.
Torniamo invece alla canzone.
E’ un brano pop. Molto pop. Poco interessante musicalmente e poco interessante per quello che concerne il testo.
Brutto? No, non si può dichiarare brutto. Molto radiofonico. Molto ‘da rete’. Molto da adolescenti.
Sicuramente quando entra la voce di Gabriel, la canzone cambia decisamente passo e fa un balzo in avanti sul piano della qualità. Basta la sua voce per nobilitare una canzone che non si può oggettivamente dichiarare un capolavoro.
Poi, termina la ‘parte One Republic’ e inizia la ‘parte Gabriel’. Che significa? Inizia un’altra canzone, peraltro per chi ama Gabriel – per gusto ma anche solo per anagrafica – è sicuramente molto meglio della prima parte.
Una scelta che non si comprende e che rende abbastanza incomprensibile l’intera operazione.
Ad ogni modo funziona. Funziona sia come pezzo degli One Republic, sia come pezzo di Gabriel.
Resta il fatto che chi lo aveva giudicato ‘vecchio’ nei suoni, adesso può dirsi accontentato: la canzone è decisamente attuale.
Che questo sia un pregio, però, è tutto da stabilire.
A.I. LYRICS
[Verse 1: Ryan Tedder]
‘Member when we met?
We fell in love on a Sunday
Yeah I’ll never forget
The way that you spelled my name
It took me a year
To find a new attraction
My hope and my fear
Is human interaction
[Chorus: Ryan Tedder]
Yeah I just want my love automatic
If artificial love makes sense
I just want your love, I’m an addict
Artificial intelligence
[Breakdown: Ryan Tedder]
Artificial
Artificial
[Verse 2: Peter Gabriel]
Remember when we met?
I got obsessed on a Monday
And I’ll never forget
I felt such a cliche
I’m wanting to be there
Dreaming of your soft skin
With no emotion
You can really make my head spin
[Chorus: Ryan Tedder + Peter Gabriel]
Yeah I just want my love automatic
If artificial love makes sense
I just want your love, I’m an addict
Artificial intelligence
Yeah I just want my love automatic
If artificial love makes sense
I just want your love, I’m an addict
Artificial intelligence
[Breakdown: Ryan Tedder]
Artificial
Artificial
[Chorus: Ryan Tedder]
I just want my love automatic
If artificial love makes sense
I just want your love, I’m an addict
Artificial intelligence
[Breakdown]
[Outro: Peter Gabriel]
You’re so too real
Love the way you love me
Artificial intelligence
Way you love me
Love the way you love me
It’s so clear
You make everything inside me feel
Just automatic hurt
Bring me back tonight
Cause you’re intelligent, so real
So real
@fedisp