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La strana umanità contemporanea ‘dipinta’ in venti ritratti sonori dai Gorillaz in ‘Humanz’

Sono passati sette anni da ‘Plastic Beach‘, l’ultimo lavoro dei Gorillaz e molti davano la band virtuale di Damon Albarn morta e sepolta.
Così non è stato, perché questa settimana è uscito ‘Humanz’, il nuovo lavoro della formazione, ma qualcosa sembra comunque essersi rotto nel meccanismo perfetto che Albarn e il co-fondatore Jamie Hewlett hanno messo in piedi.

Diciamolo subito: stiamo cercando il pelo nell’uovo, perché ‘Humanz’ è un gran disco, variegato e variopinto. Conferma quello che sono stati finora i Gorillaz: un esperimento assolutamente riuscito di come si possa trasportare una dimensione immaginata e immaginaria sullo spartito, dando vita a canzoni che restano con te anche se non te le vuoi portare dietro.

Eppure.

Eppure una nota stonata c’è in questo ‘Humanz’. I dischi dei Gorillaz sono sempre stati fortemente ancorati a temi sociali o ambientali. Secondo le prime anticipazioni, questo disco sarebbe dovuto essere legato a temi politici: Trump e Brexit per semplificare il concetto. Questo, però, avrebbe portato i Gorillaz ad abbandonare una loro caratteristica: l’essere senza tempo in quello che dicono (e fanno). Una rinuncia che li ha portati, con grande probabilità, a rivedere il piano d’azione, tanto che riferimenti di così stretta attualità nei testi di fatto non ci sono.
Del resto dalla ‘fantapolitica’ che Albarn ci disse doveva essere rappresentata dal concetto ‘come sarebbe il mondo se Trump vincesse’, siamo passati a una politica molto reale dopo le Presidenziali americane e, quindi, le carte andavano necessariamente mescolate di nuovo.
Ecco, forse il disco risente di questo ‘rimaneggiamento’. Essere partiti con un’idea e averne sviluppata un’altra effettivamente potrebbe aver limitato questo lavoro.

Un altro particolare che spicca ascoltando il disco è che Damon Albarn in effetti canta in pochi brani. Beh, niente di sconvolgente, però è un peccato, perché la sua è un po’ la voce della band.

Come dicevamo, però, si tratta di un disco tutto da ascoltare. I punti più deboli sono gli ‘Interludes’ che effettivamente allungano la durata del disco, ma non aggiungono molto, mentre ‘Humanz’ è sicuramente uno dei brani che spicca maggiormente nella tracklist.
E merita assolutamente prendere la deluxe version con il cd di bonus tracks: alcuni brani del disco ripresentati in versione ‘diversa’ con l’aggiunta di ospiti eccellenti, quali Rag’n’Bone Man o Carly Simon.

Non è difficile prevedere come ‘Humanz’ sia uno di quei lavori destinati a far incetta di premi nel corso dell’anno di uscita e, sicuramente, li meriterà tutti. E, anche se non siamo ai livelli dei lavori precedenti, siamo di fronte a una delle migliori uscite – al momento almeno – di quest’anno.

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