I Black Flag gruppo anarchico californiano, genitori della scena Hardcore, portatori di istanze antimilitariste e anti autorità, temi ovviamente cari all’anarchia (da cui il nome della band) pubblicano per la loro etichetta SST Records, il loro primo album nel 1981. Manifesto di puro Punk hardcore, (già dal secondo album My War il loro sound si amplia e va oltre le influenze noise e metal), è un concentrato di rabbia furiosa.
La voce di Henry Rollins urla sputa e vomita testi sull’alienazione di una metropoli come Los Angeles, sull’isolamento, la povertà, sulle nevrosi e i traumi di una gioventù abbandonata a se stessa, su una ritmica forsennata e cavalcate furiose della chitarra elettrica di Greg Ginn, peraltro compositore di tutte le musiche e dei testi originali.
La potenza della chitarra di Ginn, più metal che punk in cui si mescolano i riff pesanti di un Toni Iommi e sporche schegge di rumore bianco e l’urlo incontenibile, disperato di Rollins, in poco più di trenta minuti per quindici fulminanti canzoni, delineano e sintetizzano il verbo Hardcore. Un suono convulso, devastante, contorto, per un disco e una band che ha influenzato gran parte della musica alternativa degli anni a venire. Necessario.
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