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‘The Underside of Power’, la nuova, non facile e bella seconda prova degli Algiers

Se in qualche misura spiazza dal punto di vista musicale, o, almeno, rischia di spiazzare chi si aspettava un ideale seguito del primo album, ‘The Underside of Power’ degli Algiers è un disco da ascoltare, gustare, studiare e da portarsi dietro per molto tempo.

Nonostante il primo singolo, che porta lo stesso titolo dell’album, potesse far pensare a toni – almeno musicalmente – più ‘dolci’ e meno aggressivi, ascoltando, traccia dopo traccia il nuovo lavoro degli Algiers – passati da trio a quartetto – questa idea viene immediatamente fugata.
Le canzoni, musicalmente parlando, esplorano dal blues, al jazz, alla fusion, ma passano tranquillamente attraverso brani industry con forti influenze krautrock.

Un mix che rende ‘The Underside of Power’ un album di grande interesse, ma sicuramente non lo rende facile.

Ancora una volta, poi, centrali sono i testi degli Algiers. Se loro stessi affermano che, oltre alle riflessioni personali, vi sono forti influenze di S Eliot, dall’Antico Testamento, da The New Jim Crow, Tamir Rice e Hannah Arendt, quello che è sicuro è che si tratta di un fedele specchio della società contemporanea, dipinta con le tinte fosche di chi non la vuole subire, ma intende fare quello che è in suo potere per cambiare quello che non va.

L’aria che si respira, infatti, è quella delle Black Panthers – più volte richiamate direttamente o indirettamente – e nomi, date, fatti, soprusi nei confronti dei neri d’America sono elencati con una precisione perfino maniacale.

Trump e il clima che ha creato in America, ma anche la Brexit – non scordiamoci che questo disco è stato registrato per lo più a Bristol – e tutte le contraddizioni che caratterizzano il nostro mondo sono i veri protagonisti dell’album e ne fanno un lavoro che non è solo ‘musica’, ma è anche uno spaccato della nostra società.

Tutto questo non fa certamente di ‘The Underside of Power’ un disco ‘facile’, come dicevamo. Non si tratta di un ascolto estivo e disimpegnato. Ma forse in questo momento storico di tutto abbiamo bisogno meno che di disimpegno, ma dovremmo, per contro, avere la consapevolezza – come ci fanno capire gli stessi Algiers – che solo facendo qualcosa ognuno di noi si può sperare di cambiare il mondo che ci circonda, facendolo divenire (o tornare per certi aspetti) un posto migliore dove convivere e dove i confini tra ‘noi’ e ‘loro’ sono finalmente superati.

TRACKLIST

  1. Walk Like a Panther
  2. Cry of the Martyrs
  3. The Underside of Power
  4. Death March
  5. A Murmur. A Sign.
  6. Mme Rieux
  7. Cleveland
  8. Animals
  9. Plague Years
  10. A Hymn for an Average Man
  11. Bury Me Standing
  12. The Cycle/The Spiral: Time to Go Down Slowly
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