
«Dedicato agli archivisti, ai viaggiatori, alla Terra e agli uomini in fuga»: questa è la dedica dell’ottavo concept album di Ottodix, dal titolo ‘Arca’, pubblicato da Vrec e prodotto dallo stesso Ottodix – al secolo Alessandro Zannier – e Flavio Ferri (Delta V).
L’album è stato registrato con il pianista Loris Sovernigo al Teatro Marchionneschi, in una delle prime residenze artistiche volute da Antonio Aiazzi dei Litfiba a Guardistallo (Pisa).
‘Arca’ è un progetto di arte contemporanea, che unisce fantascienza, musica, sonificazioni di dati, biogenetica, installazioni fisiche e sonore, pittura, ma anche concerti tra scienza, musica, ambiente e divulgazione.
Non è un disco semplice. Tutt’altro. C’è molta elettronica nei brani di Ottodix e molta voglia di sperimentare con i suoni e con le parole. Il clima è decisamente proiettato verso il futuro: un futuro che si esprime soprattutto attraverso i suoni, ma anche attraverso i temi trattati.
Dopo l’esperienza triennale con il concept ‘Entanglement’, sulle correlazioni causa-effetto immediati dei fenomeni umani su scala globale, il nuovo lavoro prende spunto dal clima di sindrome dell’apocalisse imminente e del peso crescente che opprime l’intera società globale, basato sulla sensazione della fine del ‘sistema mondo’ così come lo abbiamo sinora conosciuto.
Come dicevamo, non è un disco facile: il cantato si alterna con il parlato – lasciato alla voce femminile affidata a Laura Marini – che ha lo scopo di introdurre nel mondo di ‘Arca’, come fosse una hostess o, più probabilmente, un’intelligenza artificiale.
Già il titolo: si tratta di un’ipotetica arca spaziale generazionale, ispirata alla forma di una tartaruga, concepita per salvare milioni di uomini da un futuro cataclisma ambientale; qualcosa che potremmo paragonare al Diluvio universale, causato dall’incoscienza umana e che ha effetti in qualche misura irreversibili, come descrive bene il brano che apre l’album ‘Gravità’ e che fornisce le coordinate per orientarci in questo viaggio apocalittico.
Ma ‘Arca’ non è solo musica. E’ anche immagini: la città di Arca, infatti, è stata illustrata dallo stesso Ottodix e si presenta come un’immensa megalopoli, racchiusa in una sfera e illuminata da un sole artificiale.
‘Arca’ è un mondo: a questa sfera-guscio, infatti, è collegato un anello su cui si sviluppano altri sei giganteschi distretti che servono ai coloni per nascere (‘Gemini’), crescere nella natura ricreata in cattività (‘Eco’), studiare e tramandare la storia collettiva (‘Memorandum’), imparare la scienza e la tecnologia necessaria per sopravvivere (‘Techne’), frequentare luoghi dedicati all’arte e alla filosofia per affrontare il vuoto psicologico di una vita errante nel cosmo (‘Musa’), alla ricerca di un pianeta da colonizzare e su cui sperimentare nuovi metodi di sopravvivenza (‘Utopia’), verso un porto sicuro che non potremmo mai raggiungere.
L’album di Ottodix è veramente all’insegna della sperimentazione, basti pensare che, nelle tracce strumentali di ‘Arca’ si ascoltano i suoni nati dal dna della tartaruga Chelonya Midas.
In sostanza, ‘Arca’ chi chiede cosa salvare del nostro mondo e cosa lasciare, attraverso dei brani, tutti collegati tra loro, in un viaggio tra fantascienza, utopia e distopia.
TRACKLIST
- Gravità
- Arca
- Teca 1 – Biozoe
- Nati su Gemini (Generazione Charlie)
- Teca 2 – Botanica
- Eco
- Teca 3 – Andros
- Memorandom
- Teca 4 – Bacteria
- Technè
- Teca 5 – Opera
- Musa
- Teca 6 – Micos
- Utopia
- Simulatore