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‘Voxi do mâ’: l’influenza di De André e le composizioni nuove dei Mandillä

Valorizzare il dialetto attraverso la traduzione di canzoni che tutti conoscono e che sono diventate patrimonio culturale diffuso. E’ un po’ questo il senso del  progetto portato avanti dai Mandillä, gruppo genovese nato nel 2008, su spinta di Giuseppe Avanzino e Corrado Barchi.

Il fattore che contraddistingue fin dagli esordi la formazione è il voler valorizzare il dialetto, senza però legarlo ai canti tradizionali, ma proiettandolo in qualcosa di contemporaneo. Da questa premessa, la scelta di interpretare le canzoni di Fabrizio De André in genovese, rendendo così omaggi al grande cantautore.

Negli anni la formazione cambia, si consolida e aggiunge nuovi membri, sempre però con un repertorio che attinge alla discografia di De André, fino a quando, nel 2017, arriva il salto e l’incisione di ‘Ciassa Marengo 26’, il loro primo disco di brani originali, che si avvale della collaborazione di Lorenzo Capello, come arrangiatore.

La pandemia porta i Mandillä a lavorare ancora di più e, soprattutto, a guardare verso un lavoro ancora più ambizioso di quanto realizzato in precedenza. E’ così che nasce ‘Voxi do mâ’, album che vede la partecipazione di numerosi artisti: da Eyal Lerner ad Alberto ‘Napo’ Napolitano; da Vladimiro Zullo (Valli dei Trilli) a Marco ‘U Carbùn’ Carbone, a ‘Mike FC’ Ferroni, solo per citarne alcuni.

Un album sicuramente molto vario che attinge a piene mani da una parte alla tradizione popolare e dall’altra a quella cantautoriale italiana, fondendo perfettamente i due fattori uno con l’altro, in modo da creare un suono originale e molto interessante. Certo, impossibile non sentire una forte influenza dei lavori passati e del lavoro svolto su De André e la sua produzione artistica. Gli echi sono percettibili in maniera chiara ed è giusto così, essendo questo un passo avanti del lavoro che il gruppo sta portando avanti.

Così come interessante è il lavoro che stanno compiendo su un dialetto certamente non di facile approccio quale quello genovese, riuscendo a esaltarne la musicalità.

Interessante anche l’approccio ai testi: i temi trattati affrontano spesso questioni sociali di stringente attualità, ma lo fanno attingendo alla tradizione popolare e creando storie che, alla fine, risultano senza tempo. Eppure, leggendole, vi ci si trova tanto anche del presente.
Una nota forse superflua da segnalare, ma che dimostra la cura del progetto Mandillà, è il fatto che nel booklet del disco i testi sono tutti scritti nella doppia versione, in dialetto e in lingua, come a dirci che quello che ci raccontano non è di poca importanza. Anzi. Ha un suo valore che deve essere compreso, al di là dell’appartenenza geografica.

I Mandillä sono Giuseppe Avanzino; Marco Raso; Pierpaolo Ghirelli; Laura Merione; Michele Marino e Marco Vaccarezza.

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