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‘Anime Storte’ di Bobo Rondelli: dalla copertina ai testi alla musica, un disco che lascia il segno

Il nostro caro Bobo torna dopo due anni con dieci nuove canzoni più due cover ed esce con un nuovo disco dal titolo ‘Anime Storte’, prodotto per The Cage/Sony Music, da Andrea Appino, che insieme allo stesso Bobo si occupa anche degli arrangiamenti.

Il disco, diciamolo subito, a noi piace un sacco, sin dalla copertina, un anziano ricurvo che cammina e dal cuore gli nasce un albero, disegnato dalla nipote Sofia Rondelli, che ha riportato su carta, la poesia e la forza delle canzoni e dei suoi protagonisti: quelle ‘anime storte’, che neanche da morte si raddrizzano ma volano alte nel cielo come virgole e apostrofi. Su tenui colori pastello, il testo si fa segno e il segno si fa sogno e memoria, nell’inseguire, tra le macchie lasciate dal tempo. Minuscole tracce di mappe e geografie nascoste.

Nelle due cover scelte, così diverse tra loro, è possibile scorgere i binari su cui si sono mossi Bobo e Appino, alla malinconica, struggente bellezza di una stupenda interpretazione di ‘By This River’ di Brian Eno, giocata su bordoni di tastiera e drum machine, fa eco ‘Io ricordo quando l’amavo’-‘Remember When I Loved’, canzone scritta da Rod Argent dei The Zombies, gruppo conosciuto come parte del fenomeno beat degli anni ’60, ma che già presagiva in maniera originale temi prog e inclinazioni folk.
E proprio il prog rock degli Anni ’70 sembra più volte spuntare qua e la nelle canzoni e negli arrangiamenti di tutto l’album; fa capolino, scalpita e alla fine trova finalmente il suo spazio, nella lunga coda della conclusiva ‘Madre’, dove i musicisti paiono posseduti dallo spirito della PFM.

‘Lo storto’ è uno dei vertici dell’album: canzone che ti cattura sin dalle iniziali folate di tastiera e dai primi arpeggi di chitarra. Ha un senso cinematico che si compie appieno quando il violino di Steve Lunardi, insieme alle tastiere di Fabio Marchiori, creano un’atmosfera tesa, nello stesso tempo sinistra e leggiadra, contaminata da rumori e dal tintinnare dei sonaglietti di Simone Padovani, che si fa spartito di un film davanti ai nostri occhi.

Anche ‘L’Angelo’ si muove su coordinate simili e se la musica trova soluzioni inedite per chi ha conosciuto e amato Bobo fin dai tempi de l’Ottavo Padiglione, il testo sembra richiamare Peter Handke, che insieme a Wim Wenders, ha scritto, ispirati dalle poesie di Rainer Maria Rilke, i testi e la sceneggiatura de ‘Il Cielo Sopra Berlino’.

Ma la nostra preferita è ‘L’Andrea Rampante’ e non capiamo perché non sia stata scelta come singolo di lancio del disco al posto della debole ‘Soli’. E’ canzone che ha tutto per lasciare un (piccolo? grande?) segno: è ispirata, lirica, poetica. E’ piena di armonia e di quella dolce malinconia che ti riscalda dentro, è cantata stupendamente e ha un assolo di violino che ti viene voglia di ascoltare e riascoltare (l’assolo e la canzone) all’infinito. Almeno noi così facciamo, quando troviamo una canzone che apre il cuore: si ascolta di continuo, fino a quando qualcuno che sta accanto, sfinito non stacca la spina.

Ma il disco ci regala ancora belle canzoni, ‘Ammalarsi’, ‘Cartolina di giornata’, dedicata all’amata Livorno, porto di mare che pare ora Marsiglia, ora L’Avana.

‘Prima che’ è l’altra canzone che lascia subito il segno, come ‘L’Andrea Rampante’ un potenziale singolo: è bellissima e anche qua si scorge ancora un’andatura cinematica, in quei cori a bocca chiusa, nelle campane tubolari suonate da Appino, c’è un sapore che rimanda a certe colonne sonore di film degli Anni 60/70. Un gioiello, dove il canto sublime di un amore ormai senza speranza si fa onda su cui lasciarsi andare.

‘Dolce imbroglio’ è una milonga con chitarre polverose alla Calexico, ‘Sollievo animale’ invece è sulla linea della precedente ‘Autorizza Papà’ da ‘Come i Carnevali’.

Canzoni sul fallimento, sulla compassione, sul tempo che passa e macula la pelle e l’anima, permeato da una sorta di spiritualità laica, fatta di angeli e alberi e fiumi che come nel Siddharta di Hesse, portano con sé i volti di donne e uomini nate storte, (con)dannate a cercarsi ad attrarsi ad aprirsi, condannate a vivere e a cercare l’amore.

Cosa aggiungere, se non che il disco viene pubblicato anche in vinile e anche questo ci piace. Molto.

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