Pubblicato il Lascia un commento

…E se il nuovo album di Murubutu non fosse sulla pioggia?

Un po’ tutti i brani di Murubutu sono dei viaggi nel tempo. Viaggi in un tempo mentale, fatto di ricordi e sensazioni, o viaggi in un tempo fisico, fatto di scorci di mondi oramai perduti o proiezioni del futuro.

Non sorprende, quindi, che il ‘tempo’ dovesse essere, prima o poi, un tema portante di un suo album. Eppure, non è il concept di quello che sta per uscire: c’è, è importante, lo si intuisce fin dalla tracklist, ma non è lui il soggetto che lega i brani di ‘Storie d’amore con pioggia e altri racconti di rovesci e temporali’, in uscita il prossimo 14 gennaio.

«E’ da molto che ho l’idea di fare un concept sul viaggio nel tempo: ci ho provato. Anzi avevo già anche l’idea del ‘tic tac’ delle lancette come rumore che unisse i brani, ma mi sono trovato di fronte a qualcosa che, in qualche misura, mi ha spaventato, nel senso che trattare il tempo, andare a scavare in questo ambito, è qualcosa che non è affatto facile. Finché resti a livello di fantascienza, è sicuramente bello, ma trattare il tempo significa anche pensare alle cose che ci sono e a quelle che non ci sono più, così come alle cose che non riuscirai a fare e al tempo che ti manca e mi sono trovato un po’ a disagio a scrivere di certe tematiche. Per questo ho scelto di trattare l’argomento in modo meno diretto, inserendo all’interno un altro denominatore, senza appesantire l’album con un tema così complesso», spiega lo stesso Murubutu.

D’altronde è anche vero che «costruire tutte le tracce sul viaggio nel tempo diventa pressoché impossibile e, soprattutto, ripetitivo. E, avere a che fare con il tempo dal punto di vista filosofico è decisamente astratto e non facile – prosegue –, mentre dal punto di vista umano ed esistenziale richiede molto impegno ed è senza dubbio difficile, quasi drammatico». Ed ecco che, quindi, la pioggia diventa un ottimo escamotage per parlare del tempo in maniera meno impegnativa e rendere l’argomento meno ostico.

Il viaggio nel tempo e nello spazio, pertanto, sarà un tema ricorrente in questo album, come possiamo intuire anche solo leggendo la tracklist, dove si trovano titoli come ‘Multiverso’ o, ancor più, ‘Une chrononaute à Paris’ o, ancora, come nel primo singolo, ‘svelato’ la scorsa estate, ‘Temporale’, dove si vive in qualche modo un viaggio a ritroso verso il passato che ci riporta a ‘I marinai tornano tardi’, ma che, spostandosi magari in un’altra dimensione, ‘disegna’ uno svolgimento diverso della storia, rispetto a quanto raccontato ne «Gli ammutinati del Bouncin’».

Ma come nasce questo ‘amore’ per i viaggi nel tempo? «Nasce fondamentalmente dalla voglia di avere tante possibilità, perché, per i miei gusti, questa vita è un po’ breve. La possibilità di viverne di più, di visitare altre epoche storiche, ma anche di rivisitare la propria vita è una cosa che mi ha sempre affascinato».

Una passione che non nasce certo adesso. Del resto, ne «Gli ammutinati del Bouncin’» abbiamo il brano ‘L’uomo che viaggiò nel tempo’, mentre se si va indietro fino al 2006 con il primo volume de ‘L’armata delle tecniche’ si trova, gettato lì, quasi per caso, un ‘M-Teoria’ come nickname, che può passare inosservato.
Oppure no.

Ed è una passione che nasce perché: «nella vita dobbiamo sempre fare delle scelte che si rivelano più o meno corrette – spiega -, viviamo sempre di fronte a dei bivi: quello che mi viene da dire è perché non posso prendere sia quello di destra, sia quello di sinistra? Perché non posso avere sia le pentole che i coperchi? E il viaggio nel tempo, in fondo, dà questa possibilità».

Come dargli torto? Ma tra passato e futuro, meglio tornare indietro o dare una sbirciatina a quello che sarà?
Murubutu non ha dubbi: «Sicuramente il passato. Nel passato ci sono le scelte che ho già fatto e vorrei vederle interpretate o fatte diversamente. Nel futuro, invece, ci sono le scelte che non ho ancora fatto. Poi, se potessi, li visiterei tutti e due ovviamente, ma sono comunque più interessato al passato. Sia il passato in generale, ma anche il mio passato».

Difficile diventa, però, scegliere il periodo che si preferirebbe visitare. In un viaggio indietro nella propria vita non ci sono dubbi: «Tornerei al prima possibile per poterla rivivere tutta, senza scegliere un periodo particolare. Ricomincerei proprio dall’inizio».
Certo, sul piano generale il discorso cambia e la difficoltà è ancora più forte quando si è professori di storia: la curiosità di andare a vedere come era questa o quell’epoca, a quel punto diventa perfino una ‘deformazione professionale’.
«Mi piacerebbero il Rinascimento e gli anni dell’Illuminismo – dice -. Vorrei respirare l’aria di quando è nato un certo tipo di arte, ma vorrei vedere anche la Grecia antica dei grandi filosofi».

L’elenco dei luoghi e momenti da esplorare avendo a disposizione una macchina del tempo probabilmente sarebbe lunghissimo, forse infinito, perché «ci sono tante cose di cui abbiamo solo un’immagine estremamente deformata e riuscire a toccare con mano come erano realmente sarebbe molto bello, anche se c’è da mettere nel conto che, in alcuni casi, sarebbe, al tempo stesso, una grandissima delusione. Spesso, pensando al passato, ce ne facciamo un’immagine che proviene dai libri o dai film, ma che è lontana dalla realtà».

Già. Libri e film.
Impossibile non legare un tema come quello dei viaggi nello spazio-tempo a questi. «Un libro che mi ha fatto viaggiare tantissimo su questi argomenti – racconta Murubutu – è ‘La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo’: un piccolo capolavoro del genere, la cui trasposizione cinematografica, però, non ha reso giustizia per quella curvatura sentimentale che non è esattamente l’anima del libro. Nel film mi sarebbe piaciuta una complessità maggiore, tipo ‘Butterfly Effect’, che, pur con tutti i suoi limiti, è un film che presenta una componente avventurosa, riuscendo a restituire tutti i chiaro-scuri e la complessità dell’esistenza».

Se il libro è ‘La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo’, come film ci cita ‘Questione di tempo’, commedia inglese di qualche anno fa: «Mi piacciono molto i film sui viaggi nel tempo, così come quelli sulle realtà parallele. Ad esempio, ‘Family Man’ con Nicholas Cage è sia sui primi che sulle seconde. Trovo che ci siano film belli e stimolanti, ma tutti hanno dei grandi limiti: quello dei viaggi spazio-tempo è un genere costruito per il grande pubblico e questo in qualche modo lo penalizza. La componente autorale, ad esempio, è molto limitata. Il film che preferisco e che consiglierei a tutti è ‘Questione di tempo’, sebbene sia una commedia leggera, ha attori decisamente bravi e dei passaggi anche a livello di estetica, con la sua ambientazione in Cornovaglia diversa dal solito contesto americano, che lo rendono subito interessante. Ma non solo. Ha anche una delicatezza tutta particolare che mi piace molto».

In questo viaggio immaginario nel tempo e nello spazio, perché non ‘sognare’ di incontrare qualche personaggio che per qualche motivo ha un significato importante? E la risposta arriva puntuale: «Sono tantissime le personalità storiche che mi piacerebbe incontrare. Non solo quelle positive, ma anche quelle negative, per capire quali caratteristiche avessero, o, semplicemente, per averle di fronte, poiché penso che la presenza fisica sia molto diversa dall’idea che uno si può essere costruito nel corso del tempo. Vorrei incontrare alcuni miei miti, come Diogene di Sinope, se mai esistito, vorrei vedere in volto Max Stirner, o Feuerbach. Dal punto di vista personale, invece, è tutt’altra cosa: mi piacerebbe vedere come erano i miei nonni o i miei genitori da giovani, ma anche alcuni miei insegnanti. Potrei così verificare se erano come l’idea che mi sono fatto io di loro».

Ma, alla fine, Murubutu preferisce i viaggi nel tempo o il multiverso? «Sono due aspetti legati tra loro, o meglio, è impossibile che esista il viaggio nel tempo senza la creazione di linee temporali parallele, mentre la fantascienza ci mostra delle dimensioni parallele che convivono contemporaneamente e, quindi, senza che vi sia bisogno di viaggiare nel tempo. Per quanto mi riguarda – conclude – scelgo il viaggio nel tempo per recuperare le cose così come sono andate: una cosa accaduta realmente, per quanto io possa averla deformata è oggettiva. Per questo preferirei viaggiare nel tempo sia a livello storico e generale, sia (e soprattutto) a livello personale».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *