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Fine anno, tempo di bilanci: i dischi e i personaggi ‘più’ dell’anno

Fine anno, tempo di bilanci. Tempo di tirare le somme e fare classifiche. Potevamo noi tirarci indietro? No, ma abbiamo fatto un tipo diverso di classifica: abbiamo messo quelli che, secondo noi, sono i dischi ‘più’ dell’anno o comunque che lo hanno segnato. E, ancora, gli artisti che hanno, in qualche modo, lasciato un segno in un anno che, in realtà, non ha dato molto.

E, allora… buona lettura!

I DISCHI PIU’ ATTESI

Come ogni anno, anche il 2019 ha portato delle uscite che, nel corso dei mesi, hanno creato attesa e curiosità. In alcuni casi, l’attesa è stata ampiamente ripagata, in altri un po’ meno, ma sono stati comunque album su cui si è concentrata l’attenzione non solo degli appassionati.

Ecco chi sono:

TOOL, ‘Fear Inoculum’ – atteso da 13 anni, nessuno credeva più che sarebbe uscito. Invece, il 2019 ce lo ha portato e ha fatto comprendere a fan ‘storici’ della band di Maynard James Keenan e ai nuovi proseliti, che valeva davvero la pena aspettare un periodo così lungo e, come ricompensa, avere tra le mani un capolavoro. Interessante anche la scelta di creare un supporto fisico «d’élite». Certo, il prezzo non è popolare e la scelta può essere fonte di dibattito, però, resta il fatto che hanno dato al loro album un ‘vestito’ veramente eccezionale.

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BRUCE SPRINGSTEEN, ‘Western Star’ – Cinque anni. Tanto è il tempo trascorso dall’ultimo lavoro di Springsteen prima di questo – attesissimo – ‘Western Star’. Per il Boss questo album segna un po’ una svolta musicale e lo vede lasciare il suo marchio di fabbrica. Si tratta del diciannovesimo album della carriera di Springsteen e porta la sua musica decisamente verso nuove direzioni, prendendo, in parte, ispirazione dai dischi pop della California del Sud, tra la fine degli Anni ’60  e l’inizio degli Anni ’70. Da annotare che, a pochi mesi di distanza dall’uscita di ‘Western Star’, è arrivato sul mercato anche il live, ‘Western Star – Music from the Film’, che altro non è che la riproposizione dell’album in studio, suonato live con l’orchestra: in sostanza, laddove nell’album di giugno vi sono strumenti ‘campionati’, nel live si trovano strumenti suonati dal vivo.

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LEONARD COHEN, ‘Thanks for the Dance’ – Questa è stata sicuramente una delle uscite che hanno attirato maggiormente l’attenzione non solo dei fan storici di Cohen, ma anche di coloro che si sono avvicinati alla sua musica dopo la sua dipartita. Già, perché questo sarà l’ultimo vero disco di Cohen, essendo l’album postumo di inediti, realizzato solo grazie alla passione e all’impegno del figlio Adam. Non si tratta quindi di ‘brani restati nel cassetto’ o ‘b sides’ ma un disco uscito a sorpresa, con nuove e vitali canzoni, che continua (e in qualche modo chiude) il lavoro di Leonard Cohen.

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MINA E IVANO FOSSATI, ‘MinaFossati’ – Poco da dire: è stato il disco del Natale 2019, anche perché ha segnato il ritorno sulle scene musicali con 11 brani dei due grandi artisti della musica italiana. Undici canzoni interamente scritte da Ivano Fossati e cantate in duetto assieme a Mina. Fossati, commentando l’uscita, ha dichiarato di non voler ovviamente tornare indietro sulle decisioni prese, che lo vedono lontano dalle scene oramai da 8 anni, ma che non voleva né poteva farsi scappare l’occasione di questa importante collaborazione.

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MARRACASH, ‘Persona’ – Grande attesa anche per il ritorno sulle scene di Marracash. Dopo il successo ottenuto con Gue Pequeno e l’album ‘Santeria’, il rapper milanese si era eclissato dalle scene e ha dato una svolta nella sua vita. Una svolta ben testimoniata da questo album che lui stesso definisce un ‘viaggio nella sua anima’. Particolarità dell’album è che, per testimoniare questo percorso di crescita personale, Marracash in ogni brano ha parlato di una parte del corpo, dai denti al fegato, dai polmoni al cervello. Un viaggio introspettivo, che parte dal corpo fisico per arrivare all’anima.

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LE SORPRESE DEL 2019

Ogni anno porta con sé qualche sorpresa. Quest’anno le sorprese sono state di vario genere e soprattutto sono state … veramente sorprendenti. Ne segnaliamo tre, quelle per noi più rilevanti.

NICK CAVE & THE BAD SEEDS, ‘Ghosteen’ – Inatteso, inaspettato e sorprendente: questo è ‘Ghosteen’ di Nick Cave che, per questo album, torna con i fidi Bad Seeds. Non parliamo di un album facile, né leggero, ma di un album impegnativo e sicuramente molto suggestivo, nel quale l’artista australiano affronta attraverso l’arte l’enorme dolore causatogli dalla morte del figlio. Eppure, nonostante l’oscurità, fa intravedere una luce alla fine di un percorso travagliato. Quella scintilla di speranza illumina anche le parti più scure di ‘Ghosteen’.

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COLDPLAY, ‘Everyday Life’ – La vita di ogni giorno è al centro del nuovo lavoro dei Coldplay, che hanno pubblicato un doppio album, diviso in due parti, ‘Sunrise’ e ‘Sunset’. E, fin qua, niente di sorprendente. A sorprendere in questo nuovo lavoro della band di Chris Martin, è l’ascolto. Finora i Coldplay sono stati sempre molto riconoscibili nella loro musica, mentre qua hanno cambiato totalmente direzione, esplorando generi musicali diversi che arrivano fino al gospel. Un interessante esperimento dall’eccellente risultato.

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THE WHO, ‘Who’ – Poteva essere l’ennesimo disco che ripercorreva la gloriosa carriera di una band mitica, quale gli Who sono e ne riproponeva gli stilemi che li hanno portati al successo. Invece ‘Who’, il nuovo album di Roger Daltrey e Pete Townshend è un disco fresco, di buona musica, che davvero non delude chi lo ascolta, andando a intercettare i gusti sia dei fan di vecchia data, sia di avvicinarne di nuovi alla loro musica.

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La copertina più bella

Una delle copertine più interessanti dell’anno è quella realizzata da Glen Hansard per il suo album del 2019, ‘This Wild Willing’. Che l’album sia bello era perfino scontato ed è abbastanza inutile stare a sottolinearlo in questa sede, ma è giusto dare atto all’artista irlandese di aver dato anche un ‘vestito’ molto elegante alla produzione musicale. L’album, in qualche misura, ha cambiato la direzione musicale. O meglio, ha sperimentato anche sonorità diverse da quelle che sono il ‘mondo’ di Glen Hansard e, quindi, diventa un lavoro sicuramente interessante da approfondire. Colpisce che questo cambiamento sia anche ‘visivo’ con una copertina diversa da quelle finora presentate e che accompagna perfettamente il percorso musicale di Hansard.

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IL COMPLEANNO MEGLIO CELEBRATO

La palma dell’anniversario meglio celebrato va ai Subsonica che, per festeggiare i 20 anni di ‘Microchip emozionale’ hanno chiamato a raccolta alcuni dei musicisti più interessanti della scena attuale italiana, senza confini di genere. Ecco che ne è venuta fuori una rilettura molto attuale e decisamente ‘alternativa’ del disco originale, che, però, tiene testa alla versione originale.

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IL DISCO PIU’ ATTESO CHE NON E’ ARRIVATO

Tra le tante canzoni che hanno caratterizzato questo 2019, una in particolare spicca ed è ‘Rose Viola’ di Ghemon. Presentata al Festival di Sanremo, è riuscita a ‘sopravvivere’ alla kermesse musicale, brillando di luce propria. E’ sicuramente una delle più belle canzoni italiane del 2019 e la speranza era di avere, se non a brevissimo dopo il Festival, almeno durante l’anno, il nuovo disco di Ghemon. E invece no. L’album non è uscito. Gli artisti, si sa, sono fatti così: imprevedibili. Ad ogni modo, se è stato l’album che più è mancato nel 2019, visto l’annuncio fatto dallo stesso Ghemon, diventa di default, uno degli album più attesi del 2020.

https://www.youtube.com/watch?v=gF1XRQGhe8s

LA SCOPERTA

Una delle scoperte più interessanti di quest’anno è stato sicuramente ‘Hype Aura’, l’album dei Coma Cose e, di conseguenza, i Coma Cose stessi. Il loro fine, sottile, giocare con le parole, li rende sempre interessanti da ascoltare. E, ogni ascolto, fa sì che vi sia qualcosa di nuovo da scoprire, tra le pieghe delle loro parole.

Leggi anche: Coma Cose – Hype Aura

IL FENOMENO

Il personaggio dell’anno è sicuramente Achille Lauro: dalla sua apparizione al Festival di Sanremo, fino all’esaltazione degli Anni Novanta con le ultime produzioni, passando per un’autobiografia, è riuscito a far parlare di sé, a farsi amare e odiare. Gli eccessi, i colori, i suoni, il trasformismo, il prendere le distanze dalla trap e il contaminare i generi: ci sono tutti gli elementi per parlare di un fenomeno. Il tempo dirà se è stato una meteora o se sarà – com’è probabile visto come si sta muovendo – un personaggio che lascia il segno.

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L’INVASIONE DELLE VOCI FEMMINILI

Lana Del Rey

Una delle caratteristiche del 2019 è stata l’invasione delle voci femminili. Molte, infatti, sono state le artiste che hanno dato il loro contributo a questa annata musicale. Intanto abbiamo visto esplodere il fenomeno Lizzo: spesso travalica nel trash, spesso è eccessiva nel suo modo di porsi, eppure, la sua musica non è per niente di bassa qualità. Sicuramente si è creata un personaggio, ma, al di là di questo, c’è anche della sostanza musicale.

Conferma ai vertici delle classifiche per Lana Del Rey, che, questa volta, è riuscita comunque a mettere a segno un disco sicuramente meno commerciale di quelli che lo hanno preceduto. Mentre, poco commerciali, ma sicuramente interessanti sono state le uscite di Cate Le Bon e Jenny Hval, due artiste che hanno molto da dire, anche se effettivamente restano abbastanza di nicchia. Sul fronte italiano, segnaliamo due presenze notevoli: Miss Keta, che, con la sua maschera, ha creato un personaggio che non manca certamente di far parlare di sé. Musicalmente non è che sia il massimo, ma sicuramente ha azzeccato il personaggio. Di segno opposto – più sostanza e meno apparenza – è un’altra ragazza venuta alla ribalta quest’anno, Madame, che ha messo a segno alcune hit interessanti e che si contraddistingue proprio per il fatto di essere una ragazza ‘acqua e sapone’.

GLI ALBUM DA SCOPRIRE (O RISCOPRIRE) NEL 2020

Ogni anno ci sono degli album che, per strani incroci, vengono tralasciati o sottovalutati dai più e passano (quasi) inosservati o la loro fama resta racchiusa in una piccola cerchia di appassionati dell’artista o del genere. Ve ne segnaliamo alcuni: non è una classifica, ma solo un elenco di dischi che è un peccato perdersi

Sleaford ModsEton Alive

Claver GoldLupo di Hokkaido

Murder Capital – When I Have Fears

Rustin Man Drift Code

File ToyEuterpe

Fontaines D.C.– Dogrel

William TylerGoes West

TmhhFiore di Loto

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