’50’ è l’album che ‘saluta’ il traguardo del musicista inglese, i cinquant’anni di carriera e rappresenta anche il primo album ‘americano’ per Michael Chapman. Prodotto da Steve Gunn, infatti, questo album è più orientato verso i suoni maggiormente ‘americani’, rispetto agli standard di questo musicista, a dimostrazione che, anche dopo una lunga carriera, si può reinventarsi e trovare nuove strade.
Una storia infinita quella di Michael Chapman, emerso nelle brume inglesi nella seconda metà degli anni ’60 in contemporanea con altri eroi della canzone folk come John Martyn e Roy Harper. La sua tetralogia pubblicata da Harvest (e successivamente ristampata da Light in The Attic) a cavallo tra il 1969 ed il 1971 rappresenta uno dei punti più alti del revival folk made in UK, con sapienti tocchi di psichedelia e jazz-rock ad impreziosire la produzione di Gus Dudgeon, l’uomo che lo stava addirittura portando alla corte di Elton John.
’50’ è un ritorno per certi versi al sound delle origini, ma aggiornato secondo i dettami del free-folk o della cosmic-americana. Perché il musicista inglese, grazie al sostegno di Thurston Moore e della mitica No Neck Blues Band, si è anche appropriato – negli Anni Zero – di un linguaggio altro, aprendo la porta a timbri e visioni sperimentali.
Si chiude dunque il cerchio con ’50’, disco prodotto dal chitarrista Steve Gunn e suffragato dalle presenze di Nathan Bowles (Pelt), James Elkington (collaboratore di Jeff Tweedy dei Wilco), Jason Meagher (No Neck Blues Band), Jimy Sei Tang (Rhyton) ed una ritrovata eroina come Bridget St. John. Sin d’ora uno dei dischi destinati a lasciare il segno in questo 2017.
TRACKLIST
- A Spanish Incident (Ramón and Durango)
- Sometimes You Just Drive
- The Mallard
- Memphis in Winter
- The Prospector
- Falling from Grace
- Money Trouble
- That Time of Night
- Rosh Pina
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