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Quando Peter Gabriel si trasformava in pipistrello e cantava di un mondo senza più l’uomo

E’ la canzone che apre ‘Foxtrot’, caposaldo della discografia dei Genesis dell’era Gabriel, si chiama ‘Watcher of the Skies’ e, in qualche modo, ha un che di profetico per i giorni che stiamo vivendo. O forse no, ma è l’occasione per parlare di un grande album e di una bella canzone, quindi, vale la pena fare un giro in rete e trovare la storia di questo brano.

‘Watcher of the Skies’ venne scritta non da Gabriel, come magari ci si aspetterebbe, bensì da Tony Banks e Mike Rutherford (e, qua, i ‘puristi’ dell’epoca 69-75 arricciano già il naso). Lo scenario è di tutto rispetto: i due, infatti, erano comodamente seduti sulla terrazza di un albergo di Napoli, dove la band soggiornava per la data partenopea del fortunato tour di ‘Nursery Cryme’, uscito nel 1971.

Sembra che sia stata proprio la vista di Napoli dall’alto della terrazza a ispirare i due musicisti il testo della canzone: pare che, guardando una Napoli semideserta – probabilmente per l’ora – abbiano iniziato a favoleggiare tra loro su come sarebbe stato se gli alieni avessero guardato dalla stratosfera il mondo, deserto a causa dell’estinzione dell’umanità.

Watcher of the Skies

Su questa idea si è snodato il testo della canzone che sarà, poi, inserita come apertura di un disco che rappresenta il primo embrione di concept album per i Genesis, con la lunga suite ‘Supper’s Ready’, capolavoro del progressive.

Ma tornando a ‘Watcher of the Skies’, la canzone sarà importante anche per la sua rappresentazione live, che vedrà – e questo ha fatto tornare alla ribalta la canzone in questi tempi – Peter Gabriel vestito (o meglio, travestito) da alieno, con un lungo mantello nero e un copricapo fatto come le ali di un pipistrello.

Già, gli alieni immaginati dai Genesis avevano una stretta relazione con quel pipistrello che pare essere responsabile della pandemia. E le speculazioni su una presunta preveggenza di Banks e Rutherford potrebbero essere tante. Oppure a essere preveggente è stato Gabriel nell’ideare quel suo costume così architettato? In definitiva, nessuna delle due ipotesi è quanto meno verosimile, ma, come dicevo, ci dà l’occasione per riscoprire un disco che ha in sé varie perle.

Watcher of the Skies

 ‘Watcher of the Skies’ introduce in un mondo fatto di alieni e visioni, in qualche modo apocalittiche, con questo misterioso misterioso Guardiano dei Cieli/Guardiano di Tutto che non appartiene a nessuno mondo e che non viene più sorpreso da niente, poiché ha già visto tutto e che, un giorno, vede la Terra, oramai disabitata, dove restano le vestigia della civiltà umana, con i giochi dei bambini nei parchi e le costruzioni dell’uomo. Ma non si può giudicare una civiltà dai giochi per bambini, come non si può giudicare un dio dalle sue creature, una volta che esse siano morte. E, questa, è la fine della lunga unione tra la Terra e l’Uomo, come si dice nel testo.
La realtà è meno ‘poetica’ e ‘visionaria’: Banks e Rutherford sembra che si siano ispirati al romanzo di Arthur C. Clarke, ‘Childhood’s End’, mentre per il titolo, l’ispirazione sembra essere arrivata dalla poesia di John Keats, ‘In First Looking into Chapman’s Homer’, anche se non è esclusa un’influenza della terza poesia della raccolta ‘Chamber Music’ di James Joyce.

Subito dopo, l’album ci porta agli antipodi, con un salto temporale non da poco effettuato grazie a ‘Time Table’, nel quale riecheggiano le vicende cavalleresche dell’Inghilterra medievale, quelle della ‘tavola rotonda’, paragonandole a un presente dove lo splendore delle coppe dorate è stato sostituito da uno spesso strato di polvere e dove la maschera conta più dell’essenza, metafora che, tutto sommato, è valida ancor oggi. Anzi. Forse oggi ancor più di quando uscì quel disco.

Peter Gabriel

A seguire, sulla prima facciata dell’album (o nella prima parte del cd, dipende…) ci viene raccontata una storia di persone anziane sfrattate per far posto a condomini modernissimi, ma che per risparmiare lo spazio, le persone dovranno essere abbassate di alcuni centimetri. ‘Get ‘em out by Friday’: siamo di fronte a un’altra storia che metaforicamente è più attuale di quanto si potrebbe pensare, visto la data in cui è stata scritta. Invecchiamento della popolazione, aggressività di un mercato immobiliare che non guarda in faccia a nessuno, fino al suo stesso collasso, l’interesse dell’umanità invocato per il beneficio di pochi e così via, non mancano gli spunti di riflessione. La prima parte dell’album si chiude con Can-Utility and the Coastliners, accreditata come composizione a Steve Hackett e che riporta l’atmosfera nella leggenda, la leggenda del Re Canuto (Cnut the Great, re di Danimarca, Inghilterra e Norvegia) che sembra aver ordinato ai mari di ritirarsi per isolare coloro che lo seguivano solo per piaggeria.

La sognante ‘Horizons’ porta all’interno di ‘Supper’s Ready’, la storia dovrebbe essere tutta farina del sacco di Gabriel, ma la suite in sette capitoli viene attribuita a tutti i cinque Genesis in egual misura. Il primo capitolo, ‘Lover’s Leap’ racconta, in particolare, di un’esperienza ‘paranormale’ dei coniugi Gabriel, quando Peter e Jill, prendendo parte a una seduta spiritica, si trovarono in corpi diversi dai loro. O, almeno, così si racconta.

Interessante per l’uso delle metafore e di scioglilingua tipici di una certa tradizione letteraria inglese – ci viene in mente Lewis Carroll – ha moltissimi riferimenti sia mitici che biblici, tracciando un percorso che dai giorni nostri, porta direttamente a cercare la strada per la ‘nuova Gerusalemme’.

‘Foxtrot’ rappresenta sicuramente uno degli album fondamentali per quanto riguarda sia la storia dei Genesis (era Gabriel, ovviamente, l’unico periodo degno di interesse di questa band), sia per il progressive in generale, che non si può non conoscere e non apprezzare, se si è amanti del genere. E, in nuce, vi sono tutti gli elementi che ritroveremo negli album di maggior successo della band, quali ‘Selling England by the Pound’ o il sempre attuale ‘The Lamb Lies Down on Broadway’.

LYRICS
Watcher of the Skies

Watcher of the skies watcher of all
His is a world alone no world is his own
He whom life can no longer surprise
Raising his eyes beholds a planet unknown
Creatures shaped this planet’s soil
Now their reign has come to an end
Has life again destroyed life
Do they play elsewhere, do they know
More than their childhood games?
Maybe the lizard’s shed its tail
This is the end of man’s long union with Earth
Judge not this race by empty remains
Do you judge God by his creatures when they are dead?
For now, the lizard’s shed its tail
This is the end of man’s long union with Earth
From life alone to life as one
Think not now your journey’s done
For though your ship be sturdy, no
Mercy has the sea
Will you survive on the ocean of being?
Come ancient children hear what I say
This is my parting counsel for you on your way
Sadly now your thoughts turn to the stars
Where we have gone you know you never can go
Watcher of the skies watcher of all
This is your fate alone, this fate is your own

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