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Us-Up-In-Them-Down-Out: Radio Flood

«And I come to you with the trust of a child»
[Peter Gabriel – Red Rain – 1986]

Poche cose esprimono un senso di libertà come le onde radio. Proprio per questa ragione René Bassani ha pensato di rinchiudere qualcosa di così libero in uno spazio estremamente ristretto: quello del negozio Sky Stone & Song – Libero territorio di musica, arte e cultura, creando un paradosso che evidenzia ancora una volta l’importanza del concetto di confine.

Ma questo ‘confine’ in cui la radio è stata forzatamente rinchiusa è destinato ad aprirsi e lo fa tramite gli stessi visitatori dell’esposizione e del negozio.

1280x720L’idea della radio nasce dalla spiegazione che lo stesso Peter Gabriel dà in merito alla canzone Here Comes The Flood’, una delle canzoni maggiormente rappresentative della saga di Mozo: «Quando scrissi questa canzone ero ossessionato dalla radio a onde corte e mi ha sempre colpito il fatto che i segnali radio diventano più forti la notte. Ebbi un sogno apocalittico, nel quale le barriere psichiche che normalmente ci impediscono di vedere i pensieri altrui erano andate completamente distrutte, erose, producendo così un diluvio mentale. Coloro che erano abituati a esporre i propri pensieri più reconditi, avrebbero fronteggiato questo torrente, mentre coloro che tendevano a celare i propri pensieri sarebbero annegati».
Così nacque una delle canzoni più suggestive della produzione di Gabriel, che si inserisce nella storia di Mozo.
Proprio prendendo spunto dalla storia di questo personaggio – alter ego, in qualche misura, di Gabriel – che appare nascosto in tutti i suoi dischi fino al 1986 per poi sparire forse definitivamente, Bassani ha dato vita a una radio molto sui generis.
Mozo ha sempre avuto una funzione destabilizzante: le sue apparizioni sono fulmini che colpiscono, lasciando profondi segni, ma che difficilmente tornano indietro a spiegare il senso della propria apparizione.

monalisa31Ma Mozo ora non vive più nella produzione di Gabriel, pertanto Bassani l’ha mandato a vivere sulla faccia oscura della Luna, da dove invia dei messaggi sulla Terra.
E lo fa attraverso una radio: ‘Radio Flood’.

Cosa potrebbe essere più destabilizzante in un negozio di musica che non ascoltare musica, ma solo parole? Parole senza un apparente senso, ma che colpiscono l’immaginario e sono, invece, strettamente legate tra loro da un filo logico che solo l’attento ascoltatore riuscirà a cogliere.
Parole.
Parole che entrano dentro di noi anche nostro malgrado. E la loro ossessiva ripetizione le rende una cantilena che ci portiamo dietro senza nemmeno rendercene conto.

Portando con noi questa cantilena, le facciamo uscire dal confine del negozio. Camminano con noi. Magari senza accorgecene, le ripetiamo a coloro che ci circondano. E, loro, le parole pronunciate da Mozo dalla Luna, divengono in questo modo un messaggio che recupera la libertà a cui erano destinate.

Ecco che, ancora una volta, il confine viene rotto, infranto. E sono proprio i visitatori dell’opera – diventandone di fatto parte attiva – a rompere questo confine e portare le parole fuori dai pochi metri quadrati che le avevano isolate dal mondo.

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