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I Goat incatenano il pubblico del Womad 2017 con la loro ‘magica’ musica

Una lunga danza tribale che dal profondo nord dell’Europa, attraversa il globo terracqueo e porta in Sudamerica, in Africa, in Giamaica o in ogni altro angolo di mondo dove la musica ricopra un minimo di interesse per loro.

 

Loro? I Goat, headliners dell’edizione 2017 del Womad Festival a Charlton Park, che hanno dato vita a un concerto travolgente e coinvolgente.

 

Sotto la tenda blu, il palco principale del Womad, i Goat si sono presentati, come sempre, con le loro maschere e i loro costumi. Qualcosa che arriva da lontano, dalla loro Korpilombolo, città di origine che li ha visti, in pochi anni, divenire un fenomeno mondiale. Nessuno sa che volto abbiano e, anche dopo il concerto al Womad, il loro segreto è preservato. Ma questo fa parte della loro ‘magia’.

 

La leggenda vuole che siano una comune voodoo, ma alla fine chissà. Potrebbe anche essere tutta una trovata per creare un alone di mistero sulla loro storia. Detto questo, quello che non è misteriosa, è la loro musica che è travolgente. Nel live riescono ad essere perfino più coinvolgenti di quanto siano su disco e le loro canzoni, nella versione dal vivo, pescano ancora di più da quel mondo psichedelico al quale hanno sempre strizzato l’occhio, pur senza mai lasciare quel mood tribale che è si trova sottofondo a tutti i brani che vengono proposti.

 

A tratti sono perfino inquietanti con quelle maschere per niente rassicuranti, ma la musica, alla fine non ha bisogno per forza di un volto per essere bella. Si può fare a meno di un paio di occhi azzurri, ma non di un suono che ti porta su un altro pianeta. Il pianete dei Goat.

 

La parte del leone nella performance l’ha ovviamente fatta ‘Requiem’, l’ultimo album che hanno dato alle stampe, ma non sono mancate ovviamente le canzoni che hanno portato al successo questo gruppo di Korpilombolo, come ‘Goatlord’, ‘Diarabi’ o ‘Run to Your Mama’, che sono diventati dei classici. Immancabile (e lunghissima) ‘Hide to the Sun’, una delle canzoni più famose (e belle) dei Goat. Le canzoni si sono allungate, dilatate, diventate, appunto, sempre più psichedeliche, tanto da far pensare a un concerto che si svolgeva in un decennio molto diverso dagli Anni Dieci del 2000.

 

La speranza, vedendoli sul palco, è che le voci che vogliono ‘Requiem’ come il loro ultimo capitolo, restino solo voci e che i Goat continuino a regalarci molte produzioni all’altezza di quelle che hanno fatto e soprattutto continuino a calcare i palchi di tutto il mondo, con la loro forza e la loro magia voodoo, che forse non è realmente voodoo, ma che riesce comunque a stregare.

 

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