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Dalla tecnologia, all’ambiente ai temi personali, ecco ‘i/o’ il nuovo album di Peter Gabriel

Ci sono voluti più di 20 anni per avere in mano la copia fisica del nuovo album di Peter Gabriel, ‘i/o’. Quell’album che era ‘praticamente pronto‘ all’indomani dell’uscita di ‘Up’, avvenuta nel 2002. ‘Praticamente’. Non pronto, appunto. E – bontà sua – ci sono voluti un po’ di anni per perfezionarlo.

Adesso, dal 1° dicembre, finalmente è realtà. E, così, si può ascoltare tutto insieme, canzone dopo canzone. Già, perché da gennaio dello scorso anno, Gabriel ha fatto la scelta di far uscire un brano al mese – in corrispondenza della luna piena – svelando, in questo modo, la tracklist un pezzettino per volta. Una scelta e un progetto sicuramente impegnativo, poiché per ogni brano ha dato una spiegazione, spesso ha associato le canzoni ad associazioni o progetti umanitari e a ogni canzone ha corrisposto un’opera d’arte di un artista contemporaneo che, secondo l’autore dei brani, rispondeva meglio all’atmosfera e alle tematiche evocate da quel pezzo.

Insomma, un progetto durato praticamente un anno, che ha creato sicuramente molta attesa per il ‘prodotto completo’.

Se sia stata una scelta azzeccata o meno, è difficile a dirsi. Sicuramente è molto in linea con i tempi e, quindi, in questo senso almeno, è vincente. Va, però, detto che l’aver rilasciato le canzoni mensilmente ha messo in evidenza alcuni limiti che esse hanno. Limiti che, però, scompaiono quando si affronta l’ascolto dell’album completo.
Soprattutto musicalmente, alcuni brani suonano ‘datati’, perché di fatto datati lo sono veramente. Sentendo però l’album nel suo insieme, questo che, singolarmente, è un limite, scompare. Ecco che ‘i/o’ diventa un album molto ‘made by Peter Gabriel’, in linea con tutta la sua produzione discografica da solista, non sterminata, ma con album tutti di altissimo livello. Se proprio una pecca gli si deve trovare, è quella di concedere un po’ troppo all’orchestrazione di Metcalfe che a volte appesantisce inutilmente i brani.

Una cosa da sottolineare è che l’album, in vent’anni non ha cambiato titolo, ma quello che è cambiato è il significato di quelle due lettere che identificano questo lavoro discografico. Quando, a ridosso dell’uscita di ‘Up’, annunciò questo nuovo lavoro, ‘i/o’ avevano il significato di ‘in’ e ‘out’, facendo presagire che avrebbe esplorato tematiche sull’appartenenza ai vari contesti. Un tema, allora come ora, molto vicino all’artista inglese.
Il tempo, però, come dicevamo, è passato e vent’anni non potevano non modificare qualcosa. Ecco, infatti, che ‘i/o’ hanno acquistato un significato diverso e quelle due lettere adesso significano ‘input’ e ‘output’ dal linguaggio più legato alla tecnologia. Quella tecnologia che nell’ultimo ventennio è oggettivamente divenuta protagonista della nostra vita. Ecco, quindi, che anche il titolo si è attualizzato, mutuando il concetto dei database dei computer.

E la tecnologia, con i suoi limiti e le sue prospettive è protagonista del primo brano della tracklist (e il primo a essere svelato), ‘Panopticom’, così come di quello che porta il titolo dell’album e così via.

Alcuni dei temi trattati nei brani di ‘i/o’ sono strettamente legati all’attualità, altri, però, sono molto personali, cosa che non è molto comune per Gabriel. Oltre che della tecnologia, si parla di ambiente, di cambiamenti di società, di giustizia, ma anche di perdono, della famiglia, dell’amore e dedica una canzone alla madre, scomparsa alcuni anni fa. E poi il passare degli anni, tema ricorrente: è evidente che gli anni passano per tutti, ma Gabriel non ha voluto dedicare l’album al tempo che vola via, ha voluto darne una lettura per lo più positiva, parlando di ricordi che si recuperano, di momenti che si gustano, dandogli, insomma, una leggerezza che un argomento del genere spesso non ha.

Come dicevamo, musicalmente parlando, l’album a tratti suona un po’ datato o, nel migliore dei casi, già sentito. Difficile evitare un ostacolo del genere quando alcune canzoni hanno preso polvere per vari (molti) anni in qualche cassetto, aspettando che fosse il momento giusto di venire fuori e diventare parte di questa tracklist. Non solo, alcune di questi brani sono già stati sentiti nei vari tour celebrativi che Gabriel ha fatto in questi anni e anche questo non aiuta.

Ogni canzone ha la sua versione ‘bright’ e la sua versione ‘dark’ – che usciva nei mesi scorsi in concomitanza della luna nuova – realizzata da Tchad Blake. In realtà le due versione spesso e volentieri sono talmente simili da avere serie difficoltà a percepirne la differenza e questo fa venire il dubbio che questa duplice ‘veste’ sia un modo per far contenti i fan che aspettavano da molto tempo qualcosa di nuovo dal loro artista preferito. Insomma, un’operazione che più che di artistico, ha il sapore di commerciale. Se l’intento era artistico, si può tranquillamente dire che l’obiettivo non è stato centrato. Se, per contro, era commerciale, beh, allora l’operazione è riuscita perfettamente.

In conclusione, ‘i/o’ è un album tipicamente grabriellano, che guadagna moltissimo dall’ascolto ‘completo’ rispetto a quello delle singole canzoni. Ha dei brani decisamente deboli come ‘Road To Joy’, ‘And Still’ o ‘This Is Home’, ma anche delle vette che ripagano quelle cadute di stile, come ‘Four Kinds of Horses’ (probabilmente la migliore del disco), ‘Olive Tree’, ‘Panopticom’ o ‘The Court’. Tutto questo non ne fa sicuramente il migliore album che Gabriel abbia dato alle stampe, ma sicuramente lo piazza tra le uscite di questo 2023 che resteranno nella storia.

TRACKLIST

01. Panopticom [LEGGI LA RECENSIONE]
02. The Court [LEGGI LA RECENSIONE]
03. Playing For Time [LEGGI LA RECENSIONE]
04. i/o [LEGGI LA RECENSIONE]
05. Four Kinds of Horses [LEGGI LA RECENSIONE]
06. Road To Joy [LEGGI LA RECENSIONE]
07. So Much [LEGGI LA RECENSIONE]
08. Olive Tree [LEGGI LA RECENSIONE]
09. Love Can Heal [LEGGI LA RECENSIONE]
10. This Is Home [LEGGI LA RECENSIONE]
11. And Still [LEGGI LA RECENSIONE]
12. Live And Let Live [LEGGI LA RECENSIONE]


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